La città delle “mille fabbriche, nessuna libreria” – come un allora esordiente Giorgio Bocca descriveva Vigevano, in un famoso reportage apparso nel gennaio 1962 sul quotidiano “Il Giorno” – con i suoi 970 calzaturifici e la miriade di piccoli laboratori nei sottoscala e persino nelle cucine, dai quali proveniva il ticchettio incessante dei martelletti dei tanti cottimisti della calzatura, nei primi anni Sessanta era all'apice della sua fortuna con una produzione di 90 milioni di paia. Ma, già nel 1964, sarebbe iniziata la sua lenta, inesorabile discesa, culminata nella perdita dei primati, nella chiusura di parte dei suoi calzaturifici e nella fuga della Mostra mercato internazionale della calzatura emigrata nel 1969 dall’ormai vetusto e inadeguato Palazzo Esposizioni vigevanese nei padiglioni della Fiera di Milano e trasformatasi nell’attuale Micam. “Vigevano nel Boom” si concentra sul 1962, anno in cui il “caso benzolo”, la peste bianca che già negli anni Trenta e Cinquanta aveva mietuto le sue vittime a Vigevano, assurge alle cronache nazionali e internazionali. Il tenacio, il collante che conteneva il pericoloso benzolo bandito in altri paesi europei, era ancora consentito in Italia ed era largamente impiegato nelle fabbriche e nei tanti laboratori nei sottoscala cittadini, per la sua efficacia e il costo basso. Le giuntöre e gli operai che erano sottoposti alle sue esalazioni (soprattutto chi lavorava in ambienti ristretti) rischiavano di sviluppare da sintomi più lievi come capogiri, mal di testa, difficoltà respiratorie, stanchezza e nausea, a gravi patologie come l'anemia aplastica e la leucemia. L'indagine di Filippo Caserio e Alessandra Ceriani si sofferma sull'enorme risalto mediatico dato al problema da parte della stampa nazionale, in alcuni casi anche sproporzionato, che aveva innescato un allarmismo tale da spingere alcuni negozianti a mettere il cartello “Non vendiamo scarpe di Vigevano” in vetrina. Clamore che però porterà alla legge Soliano del marzo 1963 (il presentatore della proposta era il deputato vigevanese Francesco Soliano) che, seppur non risolutiva, comunque impone una drastica riduzione dei quantitativi di benzolo concessi (2%). Tuttavia, “c'erano le scorte da finire” e anche dopo la legge, si è continuato ad utilizzarlo fino a quando le storiche lotte sindacali di fine decennio e lo Statuto dei lavoratori, cambieranno i paradigmi. Dal 1963 in poi, tuttavia, con il calare della produzione vigevanese, calano anche le morti di benzolo e oggi di queste non resta poca o nulla memoria: un passato rimosso con il quale il libro ha il merito di aver fatto i conti, dando voce ai testimoni dell'epoca, i sopravvissuti. Per gli altri, resta l'epitaffio di Lucio Mastronardi: “di morti di benzolo sono piene le fosse del cimitero di Vigevano”.

La pubblicazione si conclude con il diario dei fatti (nazionali e locali) da ricordare del decennio 1960- 69 e contiene anche un film-documentario in dvd in cui vengono intervistati i testimoni dell’epoca e che racconta, tra l'altro, la Vigevano degli anni Sessanta: i nebbioni, il Castello-caserma, le ex Tettoie e il Luna Park. Le scarpe e lo struscio resi celebre dalla trilogia di Mastronardi (Il calzolaio, Il maestro, Il meridionale di Vigevano). L'inchiesta sul benzolo. I grandi protagonisti della cultura cittadina Lucio Mastronardi e Vito Pallavicini (negli anni Sessanta anima de L'informatore, il settimanale di Vigevano, e poi paroliere di enorme successo, autore di “Azzurro”) che proprio durante il decennio in esame costruiranno la loro fama.

Dove trovare Vigevano nel boom

A VIGEVANO Emporio 451, via XX Settembre 19, tel. 0381-095130 (mail: emporio451@gmail.com, per acquistare le copie on-line, con spedizione a domicilio).

Alberto Sordi a Vigevano per girare “Il maestro di Vigevano”