Tra i concetti chiave di Enclò emergono sicuramente la forte identità e la sicurezza in se stessi. Con il suo marchio, Enea Burattoni, è alla continua ricerca di leggerezza e comfort senza mai dimenticare stile e design accattivanti. Egli stesso dichiara di avere una meta ambiziosa che persegue con un pizzico di presunzione, quella che gli permette di continuare a creare.

Da dove nasce la sua passione e vocazione per il mondo della moda?
È una passione che risale a quando avevo cinque anni e accompagnavo mia madre dal sarto locale. Rimanevo affascinato da come prendeva le misure perché era proprio lì che aveva inizio il processo che lo avrebbe portato alla realizzazione di capi perfettamente confezionati. Amavo anche i film della Golden Age Hollywoodiana, l’eleganza dei personaggi e dei loro abiti, tanto che ho lavorato quasi trent’anni negli Stati Uniti come stilista per brand che hanno vestito alcune delle celebrità più in voga del mondo dello spettacolo.

Come nasce Enclò?

Nel 2018 sono tornato in Italia. Mi è sempre rimasta la passione per le calzature e, grazie anche ad un mio amico all’interno di quell’ambiente, dopo poco è nato Enclò che deriva in parte da enclosure. La linea, che ricorda quella delle collant che si vede anche nel logo, deriva dal genio di Osvaldo Cavandoli ed è simbolo di continuità, di stile infinito, di purezza, di una bellezza semplice e mai banale. 

Racconti una delle sue creazioni più iconiche.

Due tra le prime creazioni nate per Enclò sono Vela e Nodo, che io considero fondamentali per il marchio. Vela in particolare è stata realizzata in diverse altezze, modelli e materiali. L’obiettivo è fornire calzature uniche, ma adatte a diverse situazioni di utilizzo. Chi le indossa deve poter esprimere se stesso in un tutt’uno con il prodotto di design.

Dove andrebbe a fare shopping oggi e quali accessori moda acquisterebbe?

Mi recherei a Milano in Corso Como 10 e da Antonia, elegante boutique di design per uomo e donna. Inoltre, ho sempre avuto un debole per lo stile di Prada, ma farei un giretto anche a Londra, in particolare da Selfridges, Browns e Dover Street Market.

Qual è il designer che l’ha colpita di più di recente in passerella?

Mi hanno molto emozionato dall’inizio alla fine Prada, Miu Miu e Jil Sander, ma anche altri brand come Dries Van Noten e Stella McCartney. Inoltre, mi hanno colpito marchi più recenti come Duran Lantik e JordanLuca. Le considero realtà originali e mai scontate che sanno sempre sorprendermi piacevolmente.

Se pensa a luoghi reali o al mondo della musica, delle opere d’arte, personaggi del cinema o quant’altro, che cosa o chi di recente le ha dato ispirazione o ha trovato interessante?

Il primo che mi viene in mente è Dave Brubeck, pianista e compositore statunitense. In particolare il brano “Take five” mi dà sempre la carica, ma mi sento di citare anche Philippe Glass String Quartet N° 5 e Kronos Quartet. In generale, vengo attratto moltissimo dall’architettura, sia quella che vedo dal vivo sia all’interno di libri ben fatti. Credo che per un creativo sia sempre una gioia vedere lo splendido realizzarsi delle opere dell’uomo e trarre ispirazione dalle forme e dai colori che ci regala la natura.

Quali pensa siano i trend che vedremo nelle prossime stagioni?

Il mio motto è Class versus Crass e credo che in generale si stia andando in quella direzione: volumi, leggerezza, comfort, dettagli di design sempre più ultra-personalizzati a dispetto della sovrabbondanza.

Quindi, pensa che la moda stia cambiando?

A mio avviso si tratta di un’evoluzione verso una globalizzazione del locale. Una lotta tra il grande e il piccolo, tra l’identità comune e quella individuale. Un desiderio di dichiarare se stessi essendo parte di un tutto sempre più connesso. Passato, presente e futuro che si intersecano lasciando spazio al fascino dell’imprevedibile.

Quali sono i suoi progetti presenti e futuri?

Con Enclò sto lavorando a una piccola collezione ma è ancora in stato embrionale e preferisco non anticipare niente. Da qualche anno mi dedico anche alle consulenze e sto collaborando con un brand storico di Bologna.

Quindi, pensa che la moda stia cambiando?

A mio avviso si tratta di un’evoluzione verso una globalizzazione del locale. Una lotta tra il
grande e il piccolo, tra l’identità comune e quella individuale. Un desiderio di dichiarare se
stessi essendo parte di un tutto sempre più connesso. Passato, presente e futuro che si
intersecano lasciando spazio al fascino dell’imprevedibile.

Quali sono i suoi progetti presenti e futuri?

Con Enclò sto lavorando a una piccola collezione ma è ancora in stato embrionale e
preferisco non anticipare niente. Da qualche anno mi dedico anche alle consulenze e sto
collaborando con un brand storico di Bologna.