Firmata da 173 aziende del settore calzaturiero tra le quali Nike, Adidas, Puma, Reebok, Under Armour, Foot Locker e Ugg la missiva denuncia che il provvedimento sarebbe catastrofico “per i consumatori, le imprese e l’economia americana nella sua interezza”. “Per conto di centinaia di milioni di consumatori di calzature e centinaia di migliaia di lavoratori, – si legge – chiediamo immediatamente di fermare questa azione, che va ad incrementare le tasse”.

L’iniziativa è in risposta alla guerra all’escalation della guerra tariffaria innescata da Trump: dopo l’innalzamento dei dazi dal 10 al 25% su 200 miliardi di prodotti importati dalla Cina, l’estensione del provvedimento ad altri 300 miliardi di prodotti verrebbe ad impattare anche sulla calzatura. E, avvisano i brand calzaturieri americani, sarebbe un vero autogol, visto che la maggior parte delle grandi firme sportive produce proprio in Cina: i costi aggiuntivi si aggirerebbero sui 3 miliardi di euro. Non trascurabile poi anche l’impatto della misura sui consumatori che, calcolato da FDRA Federazione dei Dettaglianti e Retailer d’America, dovrebbe attestarsi sui 7 miliardi di dollari. Anche dal CLIA- China Leather Industry Association commentano che “nel settore della calzatura gli Usa hanno importato circa 2,4 miliardi di paia di scarpe nel 2018, di cui il 71,4% dalla Cina – ha dichiarato Li Yuzhong a World Footwear – Se le nuove tariffe del 25% fossero applicate alla calzatura, sia l’industria della calzatura americana che quella cinese verrebbero a soffrire dei costi aggiuntivi, visto che gli Stati Uniti non saranno capaci di trovare un altro fornitore che possa colmare un gap del 70%”.