“Se la Passione diventa un mestiere, nascono prodotti che fanno innamorare”: è questo il mantra di Andrea Cardone, brand di borse e accessori in pelle veracemente napoletano, creato nel 2006 da chi, fin da bambino, seguiva il padre e il nonno nelle vecchie botteghe artigiane del centro di Napoli e che oggi ha fatto dell’artigianalità e del buon gusto il suo biglietto da visita in tutto il mondo. L’avvento della pandemia non ha certo fiaccato questa passione, tanto che il marchio, in controtendenza rispetto a molti suoi concorrenti, ha deciso di puntare più che in passato sul mercato italiano, aprendo nuovi monomarca a Venezia e Napoli (per un totale di 6 punti vendita in Italia). Di questo e altri progetti abbiamo parlato con Andrea Cardone, mente e cuore del marchio.

Come ha impattato l’avvento della pandemia sul vostro business e come vi siete organizzati per affrontare questa nuova realtà?

Il nostro business si concentra fondamentalmente all’estero, con circa il 98% del fatturato proveniente da mercati come Giappone, Stati Uniti e Canada. Questo ci ha consentito di continuare a lavorare anche durante la pandemia, anche se a ritmi ridotti, presentando le nostre collezioni ai clienti con showroom digitali e partecipando, quando possibile, alle fiere in presenza attraverso i nostri rappresentanti esteri. 

Pensa che l’Era Post Covid abbia aperto la strada anche a nuove opportunità di business?

In un certo senso sì. In seguito all’avvento del Covid e alle chiusure forzate, i canoni di locazione dei negozi sono scesi in modo considerevole in tutto il Paese. Questo ci ha permesso di aprire nuovi monomarca in location di grande bellezza e fino a poco tempo fa quasi proibitive, come nel caso dell’ultimo negozio aperto in via Chiaia a Napoli, che era un’antica cioccolateria e di cui abbiamo mantenuto gli interni originali in boiserie.

Un monomarca a dicembre a Venezia e ad aprile il negozio di Napoli in un momento in cui, in generale, il retail fisico è in crisi?

Stiamo curando da vicino l’apertura di questi nuovi negozi, con l’obiettivo di rafforzare la presenza e l’immagine del brand Andrea Cardone sul territorio italiano. Al contempo, queste nuove aperture servono da test per mettere a punto dei format di successo che possano attrarre l’attenzione da parte di partner stranieri e fare da trampolino di lancio per l’apertura di nuovi monomarca in franchising all’estero, in particolare in mercati come il Giappone o gli USA.

 

Che cosa può trovare il cliente in negozio che non può ottenere dall’acquisto online?

Sicuramente, e prima di tutto, il rapporto con il personale di vendita. Curiamo con estrema attenzione la selezione del nostro personale, perché riteniamo di fondamentale importanza che il cliente che entra in negozio si senta a proprio agio e trovi, al contempo, una persona a sua disposizione per dare informazioni e consigli. Se, ad esempio, una signora è di bassa statura, il personale di vendita dovrebbe cercare di indirizzarla verso borse dalle proporzioni contenute e non mirare semplicemente a venderle qualsiasi cosa. Ritengo che questa ‘onestà di fondo’ venga percepita dalla clientela e sia in grado di stringere una fidelizzazione sul lungo periodo. E poi penso che il cliente debba essere ‘coccolato’. Anche per questo motivo tutti i nostri negozi di una macchina per il caffè: il cliente si sente a proprio agio, trova un momento di relax e convivialità, e il più delle volte esce dal negozio con un acquisto. Penso che nel prossimo futuro ci sarà un ritorno al negozio di vicinato, dove l’anonimato lascia il posto a un rapporto di amicizia, confidenza e familiarità.

Qual è invece la vostra strategia sul fronte dell’online?

Abbiamo un sito di e-commerce, ma la vendita attraverso questo canale è poco significativa per noi. In passato – fino a circa due ani fa – abbiamo puntato molto sulla presenza su piattaforme come Zalando, Privalia o Vente Privée, dove abbiamo realizzato fatturati importanti. Una volta, ad esempio, durante una vendita lampo di tre giorni, siamo arrivati a vendere oltre 3mila pezzi! Il problema è che, a lungo andare, questa strategia nuoce al marchio stesso e al modo in cui viene percepito da parte del cliente. Infatti, vendere spesso a prezzi scontati, anche se per brevi periodi, porta a una svalutazione del prodotto. Per noi è ancora oggi fondamentale vendere attraverso i nostri rappresentanti e nelle fiere.

Quale deve essere a suo parere il ruolo delle fiere oggi?

Appuntamenti come Expo Riva Schuh – GardaBags e Micam sono fondamentali. Per noi sono un’occasione insostituibile per incontrare nuovi clienti provenienti da tutto il mondo, oltre che consolidare il rapporto con quelli esistenti. Le fiere virtuali non possono sostituire in alcun modo quelle in presenza. Soprattutto per un prodotto come il nostro, dove l’artigianalità è un valore aggiunto, vedere e toccare con mano una borsa o un accessorio è fondamentale per apprezzarne il valore.

Ritiene che oggi, nell’era Post pandemia, il consumatore cerchi prodotti diversi rispetto al passato?

La pandemia ha enfatizzato la sensibilità verso il fattore prezzo e il suo rapporto con la qualità. Il cliente è oggi ancora più esigente e ricerca prodotti ancora più curati, di qualità, e destinati a durare nel tempo. Noi da sempre proponiamo borse e accessori dal gusto pulito e lineare, pensati per andare oltre la singola stagione.

Parlando di moda, quali sono le tendenze che domineranno nella prossima collezione estiva?

Andranno i due estremi, con poche vie di mezzo: quindi, le borse molto grandi, oppure le mini bag da portare in mano o al polso, sulla scia delle tendenze lanciate dalle influencer.