Sotto il titolo di “Smart Factory – l’Italia manifatturiera in corsa per lo sviluppo dell’Industria 4.0”, l’evento si è svolto con la partecipazione del sottosegretario allo Sviluppo Economico Ivan Scalfarotto, al presidente dell’Università Michele Graglia e al magnifico Rettore, Federico Visconti.
Al giro di boa del mandato, la presidente Annarita Pilotti apre la lunga relazione annuale tornando alle metafore dal mondo automobilistico con le quali aveva esordito alla prima assemblea nazionale presieduta presso la sede della Alfa Romeo di Arese. Allora la presidente si apprestava con un certo timore reverenziale “a guidare la potente macchina di Assocalzaturifici”, oggi invece, acquisita più sicurezza del proprio ruolo, si ripromette di “non rispettare più i limiti”. E forse il momento di spingersi oltre sembra essere davvero arrivato, per sbrogliare il settore dalle pastoie della crisi: “Dopo un 2016 in chiaroscuro – dichiara la presidente – apriamo il 2017 all’insegna di un cauto ottimismo.

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Annarita Pilotti

A sostenere il settore è ancora una volta l’export che nel singolo mese di marzo ha registrato crescite significative del 13% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, totalizzando incrementi vicini al 5% in valore e al 2% in quantità nell’intero trimestre di avvio 2017. Risultati che riportano i volumi sui livelli (non esaltanti) di due anni fa e al tempo stesso permettono però il conseguimento di un nuovo record in termine di valore”. Segnali di recupero quindi, ma non ancora di ripresa (sui dati settoriali, segue articolo di approfondimento).
Annarita Pilotti ripercorre quindi tutti i dossier sui quali ha profuso il suo impegno in questi due lunghi anni e che la vedranno impegnata anche in futuro, per arrivare finalmente ad un esito positivo.

La questione più annosa è quella del riconoscimento del “made in”: “vogliamo ottenere al più presto questo traguardo anche grazie all’attività del desk di Confindustria a Bruxelles. Senza una politica industriale che sostenga il comparto non so per quanto tempo la filiera potrà ancora resistere. L’Italia rappresenta più di un terzo delal produzione europea di calzature in volume e oltre la metà in valore: è la piattaforma manifatturiera di tutti i più grandi nomi della moda mondiale. Ma questa grande storia di successo del made in Italy alle condizioni di competitività attuali rischia contraccolpi seri”.
Annarita Pilotti promette di rinnovare la guerra contro le sanzioni alla Russia, ree di tenere bloccate energie che altrimenti darebbero propulsione all’export italiano, e contro il paventato riconoscimento dello status di economia di mercato alla Cina da parte dell’UE che “annullerebbe di fatto la competitività delle industrie manifatturiere europee”. Esprime l’auspicio che riprendano le trattative del TTIP e saluta con favore la sigla del CETA, che ha cancellato i dazi all’esportazione verso il Canada, fino ad oggi fissati al 18%, così come il rilancio del trattato commerciale con il Giappone e la ripresa dei colloqui con i paesi del Mercosur: tutti mercati dall’alto appeal per l’export italiano.

E sull’internazionalizzazione Annarita Pilotti ringrazia l’On. Ivan Scalfarotto ed il Ministero per lo Sviluppo Economico per l’appoggio all’agenda fieristica nazionale ed internazionale di Assocalzatrifici, nonché alla neonata Confindustria Moda, la federazione della moda, tessile e accessorio che mette in sinergia un indotto di 67mila imprese eccellenza della manifattura italiana, con un fatturato superiore a 88 miliardi di euro e 580mila addetti. Una sinergia che sarà sempre più evidente a partire dalla prossima edizione di the MICAM, dal 17 al 20 settembre a Milano, quando accanto alle più prestigiose aziende calzaturiere italiane esporranno in fiera anche big della moda: Giorgio Armani, Jimmy Choo, Sergio Rossi ed Ermenegildo Zegna.
A chiusura della relazione, Annarita Pilotti illustra i due maggiori sucsessi della sua carriera: il rinnovo del contratto del lavoro e la deroga sugli ammortizzatori sociali: “il rinnovo del contratto è stato durissimo: mesi di negoziazione per raggiungere un traguardo dell’aumento di 70 euro di stipendio e la creazione del fondo di assistenza sanitaria”. Altrettando lunga la trattativa al ministero del lavoro perchè riconoscesse la specificità del settore calzaturiero per la cassa integrazione. “serviva una norma che tenesse conto dei cali produttivi ciclici: il ministro Poletti ha accolto le nostre istanze ed è intervenuto in tempi brevi, permettendoci di tutelare le aziende”.

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l’On. Ivan Scalfarotto

L’On. Ivan Scalfarotto risponde ad Annarita Pilotti ribadendo il sostegno del Governo al settore

Abbiamo orgogliosamente rimesso la manifattura e l’impresa al centro della nostra attenzione e siamo orgogliosi di essere la seconda potenza manifatturiera in Europa. -Ha esortato quindi gli impreditori italiani a compiere un passo in vanti affrontando la sfida della quarta rivoluzione industriale: siamo davanti a una grande rivoluzione e chi governa deve affrontare grandi sfide. Le possibilità sono o rinchiudersi in un fortino o cercare di limitare i rischi e massimizzare le attività monitorando i processi. La quarta rivoluzione industriale modificherà il nostro modo di fare impresa a tutti i livelli: il Governo sarà alleato delle imprese in questa trasformazione con il Piano Industria 4.0 che destina 18 miliardi di fondi per finanziare strumenti come super ammortamento del 140% e l’iperammortamento del 250% per l’acquisto di macchinari e tecnologie 4.0.

Per approfondire il tema dell’Industria 4.0 e mostrare le potenzialità di una “smart factory”, è intervenuto quindi il professor Raffaele Secchi, direttore della LIUC Business School, che ha fornito all’Assemblea una chiave di lettura del fenomeno “coerente con le loro strategie aziendali e con la sperimentazione i nuove tecnologie attualmente in fase di maturità”. “Il discorso della fabbrica 4.0 non si esaurisce con un investimento in tecnologia, ma deve cambiare la fabbrica per integrarla con la catena di fornitura a monte le con le catene di distribuzione a valle, diventando un sistema veramente integrato e connesso. – spiega il professor Secchi – L’Industria 4.0 è un vero motore di sviluppo e di crescita per creare nuovi prodotti e servizi, per avere una maggiore reattività nei confronti dei mercati”.
E conclude elencando i capisaldi della smart factoriy: “Visione aziendale del fenomeno 4.0, mappa digitale e coerenza strategica, declinazione aziendale e settoriale, competenze integrative e sperimentazione”.
Dalla teoria alla pratica: alla sessione in aula è seguita la visita ai laboratori tecnologici della LIUC dove gli imprenditori hanno potuto vedere dal vivo un esempio di fabbrica smart e anhce osservare all’opera le stampati 3D… immaginando così il futuro delle loro fabbriche.

 

Ottimismo, ma con cautela

La presidente Annarita Pilotti all’Assemblea Nazionale di Assocalzaturifici legge i dati settoriali de primo trimestre 2017 sotto il segno di un cauto ottimismo. Non tanto perchè sintomo di una vera e propria ripresa, quanto piuttosto di una stabilità che si accompagna però ad un incoraggiante trend di miglioramento del quadro economico generale italiano.
Dopo l’avvio stentato del primo bimestre, l’export italiano ha raggiunto un +13% nel mese di marzo, portando il dato trimestrale complessivo a +1,9% in valore e +4,9% in quantità. Modesta la crescita in UE (+0,9% in quantità e +1,8% in valore) e più sostenuta quella extra UE (rispettivamente +4,4% e +8,7%): in Europa riparte la Francia (+3,4% in volume) ma frena la Germania (-5%). Al di fuori, prosegue il recupero in CSI (+25,8% in quantità, ma sempre con prezzi decrescenti, -10%) e sembra essersi avviato quello del g21010-decollete_fluid-rosso_lesillashoponline_2Medio Oriente (+9%). Fuori UE, la Svizzera, tradizionale piattaforma logistica, segna +12,2% mentre la Turchia cede oltre il 20%. In Nord America gli Usa riprendono quota con un timido +1,5% minacciati però dalle mire protezionistiche della nuova presidenza Trump. Il Canada invece flette del 15%: ma su questo mercato le aspettative restano alte, vista le recente sigla del CETA. Infine, rallenta il Far East, dove l’aggregato Cina Hong Kong resta stabile (0,8% in quantità e +1% in valore), continua la crescita di Corea del Sud (+24% in valore) ma flette il Giappone (-13,3% in volume).
E, mentre le aspettative degli associati Assocalzaturifici sui mercati di Cina e Russia sono buone, sul mercato domestico frenano in corrispettivo le importazioni (-8,2% in quantità e -0,9% in valore) permettendo alla bilancia commerciale si chiudere ancora con saldo positivo a quota 1.137 milioni di euro, con +13% rispetto allo stesso trimestre 2016.
Altro dato incoraggiante del primo trimestre 2017 è quello relativo ai consumi domestici, che dopo otto anni consecutivi di contrazione che hanno visto ridurre gli acquisti delle famiglie di oltre 30 milioni di paia, tornano a segno positivo: +0,9% in quantità sommato ad un timido 0,2% in spesa.
Un quadro timidamente positivo che fa seguito ad un non esaltante 2016, caratterizzato da segni tutti negativi (per lo meno in quantità) e dalla performance dell’export scarsa sui mercati comunitarie e poco premiante in quelli extra-UE.
Nel 2017 la CSI ha toccato il punto più basso dall’inizio della crisi per poi avviare un timido recupero, ma sono rimasti tuttavia da recuperare -40% in quantità e -50% in valore rispetto al 2013. Il Medio Oriente ha frenato bruscamente (-16,7 in volume) e gli Usa hanno segnato una inversione di tendenza dopo sei anni di consolidamento (-5,4%).In totale l’export nel 2016 si è ridotto dello 0,9% in quantità, con un incremento del 2,6% in valore: sono stati esportati 206 milioni di paia 8,9 miliardi di euro: solo nel 2009, in piena crisi mondiale, si sono toccati volumi inferiori.
In UE, dove sono state dirette 7 paia su 10, ha frenato la Francia, pur restando la prima destinazione del made in Italy (-5% in volume e -0,6% in valore), ha tenuto la Germania (-0,4% e +3,4%), sono stati positivi Paesi Bassi (+2,5%) e Regno Unito (+2,2%) nonostante la Brexit.scarpe
Fuori UE sono stati connotati da segno positivo la Svizzera (+15,1% in valore) ed i mercati del Far East (+3,8% in volume e +5,2% in valore) che sono risultati anche i più dinamici, con Cina e Hong Kong che aggregati hanno rappresentato il quinto mercato in valore, e la Corea del Sud che ha registrato +16,7% in valore.
Nel 2016 le importazioni sono salite del 2,5% in quantità e del 3,9% in valori, confermando la Cina (fonte da cui provengono 4 paia su 10 importante) come primo fornitore.
Uno scenario complesso, che però ha permesso ugualmente di limitare la perdita dei livelli prodottivi a solo 2 punti percentuali, superando i 7,5 miliardi di euro in valore, +0,8%, e a consolidare l’attivo del saldo commerciale, attestato a 4,2 miliardi di euro (+1,3% rispetto al 2015).