Secondo una recente indagine condotta da Workday Inc., fornitore leader di applicazioni cloud aziendali per la gestione finanziaria e le risorse umane, Il 48% dei dirigenti d’azienda in Italia accoglie con favore le opportunità offerte dall’Intelligenza Artificiale e dal Machine Learning, rispetto al 50% in America e al 46% nell’area APJ. Inoltre, il 44% delle aziende dell’area EMEA ha apportato delle modifiche affinché le loro attività siano sufficientemente agili da consentire la riallocazione delle risorse in modo rapido e su scala.

Dopo l’introduzione del Regolamento generale sulla protezione dei dati, l’UE sta proponendo un nuovo quadro giuridico per l’Intelligenza Artificiale: l’EU AI Act. L’obiettivo è di rafforzare la governance sulla qualità dei dati, la trasparenza e l’attività di supervisione svolta dall’uomo, incoraggiando una maggiore fiducia nella tecnologia. L’entusiasmo per AI e ML tra i dirigenti d’azienda dell’area EMEA, sostenuto dai progressi normativi, sta contribuendo ad aumentare la propensione agli investimenti. Le aziende del Nord Europa sono in testa agli investimenti in queste tecnologie, mentre quelle dell’Europa meridionale hanno un approccio più conservativo.

Ad ostacolare maggiormente l’adozione dell’AI sono la gestione dei dati e l’eccessiva burocrazia: il 60% delle aziende di area EMEA afferma che i propri dati sono isolati, il che rende arduo l’accesso a informazioni che possano essere utilizzate in tempo reale. Inoltre, solo il 22% delle aziende ha compiuto progressi consistenti nell’eliminazione di alcuni passaggi burocratici che rallentano il processo decisionale.

La conferma della fiducia delle imprese italiane nell’AI viene anche da una seconda ricerca dal titolo “AI e Chat GPT: Percezione e trend di utilizzo nelle aziende B2B”, realizzata da BVA Doxa, che ha indagato in particolare l’utilizzo delle chatbot basate su modelli come Chat GPT all’interno delle aziende B2B. Alcuni dati interessanti emersi mostrano come, nel 2022, il 37% delle aziende ha implementato l’uso di chatbot, mentre il 47% ha adottato altre soluzioni basate sull’IA. Questi numeri testimoniano il rapido progresso nell’integrazione dell’IA nell’ambiente aziendale, con investimenti in crescita del 5% annuale. Quasi il 75% delle aziende intervistate crede che Chat GPT avrà un impatto significativo e positivo sul loro lavoro e sull’ambiente aziendale nel prossimo futuro.

Di Intelligenza Artificiale abbiamo parlato con Massimo Volpe, Co-Founder Retail Hub, e curatore del progetto ‘Innovation Village Retail’ di Expo Riva Schuh & Gardabags.

Intelligenza Artificiale: opportunità o minaccia?

Sono positivo per natura e quindi, a mio parere, l’AI è sicuramente una grande opportunità, purché nelle mani giuste. In particolare, ritengo che un AI in grado di apprendere e rielaborare ci permetterà di far esplodere esponenzialmente le nostre capacità, ci trasformerà in qualcosa di simile ai ‘superuomini’. Per fare un esempio pratico: se sono un executive manager quotidianamente assillato da una serie di attività ripetitive e meccaniche, trarrò grande beneficio dall’AI in termini di risparmio di tempo, la utilizzerò per velocizzazione questo tipo di mansioni. Il tempo risparmiato potrò impiegarlo per sviluppare nuove soluzioni e migliori strategie, per un lavoro qualitativamente più importante. Credo che l’AI ci permetterà di creare una sorta di ‘avatar’ di noi stessi, che ci conosce e sarà in grado di interpretare, mettere a terra e realizzare velocemente e in modo efficace i nostri pensieri. 

Quali ripercussioni potrebbe avere sul mondo della moda?

Nell’ambito fashion potrebbe voler dire ‘tradurre’ su carta o su computer un’idea creativa in modo accurato e veloce. Se fossi un creativo potrei trarre vantaggio da una macchina intelligente che trasforma il mio pensiero in immagine in modo veloce ed efficace e che soprattutto – lavorando con me – impara a pensare come me, diventando una sorta di estensione di me stesso più efficiente. In breve tempo, l’AI diventerà la mia migliore assistente, al pari se non meglio del collega che mi consce da oltre 30 anni. Saprà esattamente cosa desidero e come risolve i miei problemi. Questo è quello che, secondo me, diventerà l’AI per CEO e creativi. Il designer accumulerà esperienze e le tradurrà nella sua creatività. L’executive accumulerà esperienze e le tradurrà in una sintesi di processo. Non penso che queste figure professionali verranno sostituite dall’AI, piuttosto useranno l’AI per accelerare la traduzione del pensiero in azione.

 Che cosa pensa avverrà, o sta già avvenendo, invece, nell’ambito della distribuzione?

Il punto centrale è che l’AI capisce al meglio il cliente per due ragioni. La prima è banale ma cruciale: tutte le conoscenze accumulate nel corso degli anni dall’assistente alla vendita nel suo rapporto personale con il cliente sono legate alla persona stessa e, quindi, quando questa lascia il posto di lavoro, le porta via con sé. Le informazioni e gli insight accumulati nel tempo dall’AI resteranno sempre in azienda. Si tratta di un know-how immagazzinato che, già di per sé, fa la differenza, ancor prima di valutare le importanti capacità analitiche dell’Intelligenza Artificiale. La seconda ragione è che l’AI elabora le informazioni del passato con intelligenza. Quindi, per esempio, se un cliente compra un paio di mocassini, l’AI non gli propone di acquistare nuovamente dei mocassini, magari di un altro colore, ma in base ai suoi gusti e alla stagione, gli sottopone altri tipi di calzature in colori diversi.  L’AI riesce a mettere in campo ragionamenti che fino a oggi solo l’essere umano era in grado di elaborare. Si pensi anche alla logistica e ai benefeci che trarrà da un’AI capace di analizzare i dati del passato combinandoli con le previsioni di ciò che avverrà in futuro basandosi su trend attuali e sul mutare  delle abitudini, ad esempio considerando il fatto che oggi le persone si recano meno spesso in ufficio rispetto al passato.

L’AI sembra una tecnologia alla portata di tutti in questo momento. Quali sono, però, nella realtà concreta, le difficoltà di implementarla nei processi aziendali?

Sempre più in futuro, la differenza non la farà la parte quantitativa, ma la parte qualitativa. Non sarà la grande azienda, con i grandi budget, a fare la differenza, ma le persone che vi lavorano all’interno. L’AI è una tecnologia accessibile, perché tutti noi possiamo scaricarci l’app di Chat GPT, o qualsiasi altra applicazione, e coglierne il potenziale. La difficoltà emerge quando bisogna integrare l’innovazione nell’infrastruttura esistente. La vera sfida aziendale, oggi, è da una parte la scelta del personale, che deve essere in grado di recepire un nuovo modo di ragionare e operare, e dall’altra parte strutturarsi in modo agile e flessibile per predisporsi al cambiamento. Ecco, allora, che in questo nuovo contesto le PMI italiane risultano avvantaggiate perché più veloci ed elastiche delle grandi strutture, anche se queste ultime hanno budget importanti. 

Quali vantaggi può apportare l’AI alla customizzazione del prodotto?

Fino a due o tre anni fa si parlava molto di big data, fondamentali per creare un prodotto on demand. Il problema è che, oltre a dover raccogliere una grande quantità di dati, è necessario analizzarli per sfruttarne le opportunità. L’AI può essere la bacchetta magica che risolve entrambe le problematiche. Facciamo un esempio: quando devo mettere a punto un prodotto on demand, il primo passo è la creazione di una versione virtuale in 3D. Fino a ieri, per fare una scarpa in 3D ci voleva tempo e un team preparato, poi si è passati ad un piccolo studio fotografico, o anche ad una semplice box dove mettere una scarpa e riprodurla. Con l’AI si fa un passo ulteriore in avanti: non mi serve né lo studio, né la scarpa, né il personale, perché la tecnologia mi realizza una riproduzione in 3D della scarpa in base alle mie indicazioni. Non solo: può essere il cliente stesso a creare direttamente il prodotto che desidera. L’iper-customizzazione, inoltre, consentirebbe di individuare dei trend di consumo basati su reali dati aggregati, utili per offrire al mercato prodotti che realmente il consumatore desidera e che ancora non esistono. 

Un altro tema di grande rilevanza in questi anni è la sostenibilità. Avete esperienze di interazione tra AI e sostenibilità?

Già di per sé l’iper-customizzazione sarebbe un esempio di consumo sostenibile, così come l’efficienza logistica di cui abbiamo già parlato. L’AI, inoltre, permette una miglior analisi dei resi al fine di ridurli. Il reso, infatti, è un elemento che produce un forte impatto sui costi nell’acquisto online e che incide negativamente sull’ambiente, a causa del doppio trasporto del prodotto stesso. Con la creazione di un prodotto ‘su misura’ è più difficile che si incappi in un reso e relativi costi per le finanze e l’ambiente. 

C’è una case history o una startup che in questo momento sta sfruttando in modo stupefacente l’intelligenza artificiale e che ha colpito la sua attenzione?

Sì, si tratta di una scale-up della Silicon Valley che si chiama Ikasi e che lavora sull’iper-customizzazione delle attività di engagement e di loyalty dei clienti. È una delle realtà più interessanti che stiamo studiando. Nel punto vendita, ad esempio, nel momento in cui compri un prodotto, questa start-up usa l’AI per attivare un processo di cross-selling che ti propone  prodotti correlati e veramente coerenti con il tuo acquisto (per semplificare, se vai a comprare le fragole, ti propone l’aceto balsamico). Sembra un aspetto banale, ma questa tecnologia opera a partire dalla realtà vera e concreta del consumatore con ricadute positive sul carrello e-commerce, così come sullo scontrino medio del punto vendita fisico.

Innovation Retail Village a Expo Riva Schuh & Gardabags 2024

Anche a gennaio 2024 si rinnova l’appuntamento con l’Innovation Retail Village, il progetto realizzato dalla fiera di Riva del Garda, in collaborazione con Retail Hub e con il coordinamento scientifico di Alberto Mattiello – membro del Comitato Scientifico di Expo Riva Schuh & Gardabags, dedicato alle startup e alle giovani imprese selezionate più innovative nel retail calzaturiero e pellettiero. Un’occasione preziosa per espositori e visitatori per trovare riunite in uno stesso spazio, e conoscere in anteprima, le innovazioni più rilevanti per il settore retail dell’accessorio, ma anche per le aziende emergenti coinvolte nel progetto, che trovano nell’Innovation Retail Village un importante trampolino di lancio sul mercato globale.

Massimo Volpe, Co-Founder Retail Hub