Un mercato che vale tra i 30 e i 40 milioni di dollari e con un CAGR (tasso annuo composto di crescita) tra il +15% e il +20% nei prossimi cinque anni: il second hand è un fenomeno dirompente, che si è ritagliato un ruolo consolidato all'interno del fashion system, per effetto della crescente attenzione dei consumatori nei confronti della sostenibilità, la lotta contro gli sprechi, i prezzi vantaggiosi e l'unicità dei capi. Ne da' conto lo studio condotto, per il secondo anno consecutivo, dalla piattaforma Vestiaire Collective insieme alla multinazionale americana Boston Consulting Group “The consumers behind fashion's growing secondhand market” che analizza le dinamiche del resale market e i comportamenti di acquisto dei consumatori.

I dati raccolti attraverso un sondaggio svolto su 7mila persone in sei diversi stati, hanno evidenziato il trend positivo del mercato globale dell'usato, che per alcuni e-tailer di paesi con un'economia solida e sviluppata potrebbe anche arrivare a un CAGR del +100% nei prossimi cinque anni. L'espansione è guidata sia dalla crescita di nuovi consumatori (+10 milioni nel 2019 rispetto al 2018), sia dal numero maggiore di capi acquistati: questi due fattori combinati fanno prevedere che la quota di indumenti vintage negli armadi salirà dal +21% del 2020 al +27% del 2023.

Ma quali sono i driver che spingono i consumatori ad acquistare moda usata? Prima di tutto la sostenibilità – che va dalla propensione per le etichette etiche e rispettose dell'ambiente, alla riduzione degli sprechi, fino ad includere l'economia circolare –, quindi la possibilità di acquistare capi unici a prezzi vantaggiosi e di dare una seconda vita ai propri capi realizzando al tempo stesso un guadagno (che spesso è reimmesso nello stesso mercato resale con l'acquisto di altri capi usati).

In particolare, lo studio evidenzia che l'85% degli acquirenti di second hand partecipa alla riduzione del consumo eccessivo scambiando il fast fashion con un numero inferiore di articoli, di qualità superiore e durevoli. Il 70% dei consumatori afferma inoltre che l'esistenza del mercato dell'usato li incoraggia a prendersi più cura degli articoli che possiedono, ed il 60% dei venditori non avrebbe dato una seconda vita ai propri capi senza il mercato dell'usato.

Guardando alle preferenze generali, lo studio identifica sei profili di consumatori, ciascuno con atteggiamenti e comportamenti distinti nell'interazione con il mercato dell'usato, offrendo preziosi spunti per aiutare i brand a comprendere meglio gli acquirenti di oggi e domani, e riconoscere come si potranno evolvere da occasionali acquirenti di capi di lusso a fedelissimi del marchio…

I sei profili di consumatori

Per Vestiaire Collective e BCG anche i brand della moda di lusso possono infatti trarre vantaggio dal mercato second hand, che può diventare un prezioso alleato nell'acquisizione di nuovi target di clienti e nella loro fidelizzazione. Il 62% dei consumatori intervistati ha infatti affermato di essere più propenso ad acquistare label che collaborano con i player dell'usato. E un 48% ha acquistato un marchio nuovo attraverso il canale second hand e prenderebbe in considerazione altri acquisti dello stesso marchio. E' quindi fondamentale per i marchi avviare strategie mirate a consolidare il brand value e la brand awareness anche su questo mercato.

Chiudiamo con una ultima considerazione. Con il 69% dei consumatori disposti ad acquistare più pezzi di seconda mano in futuro, il mercato dell'usato sembra pronto a soddisfare il crescente desiderio dei consumatori di guardaroba che siano unici, di buon valore e sostenibili.