Migliora il quadro economico del settore calzaturiero: produzione, export e consumi domestici del primo semestre 2017 sono in aumento e, anche se non si è evidenziata una decisa ripresa, comunque ci sono molti segnali incoraggianti che potrebbero evolvere in dinamiche premianti nel breve-medio termine.

s_965215-mpe25176947723_112016-oLa produzione è il primo dato positivo: stando alle indicazioni raccolte da Assocalzaturifici presso gli associati a metà 2017 dovrebbe attestarsi al +2,9%. Il secondo dato positivo riguarda i consumi interni che, dopo anni di stagnazione, sono tornati a crescere: +0,4% nei volumi e +0,9% nei valori rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, ma con una maggiore attenzione al fattore prezzo da parte delle famiglie italiane (prezzo medio +0,5%).

Più premiante è l’andamento dell’export, con 93,8 milioni di paia esportate (1,3 milioni in più rispetto al primo semestre 2016) per un valore di 3,77 miliardi di euro (+3,5%) nei primi cinque mesi dell’anno: il valore più alto registrato dal made in Italy all’estero negli ultimi quindici anni. IL segno + caratterizza sia i mercati della UE che quelli extra UE. Sul primo, torna a crescere la Francia (+2,5% in quantità) che si riconferma, anche grazie alle commesse delle grandi firme, prima destinazione della calzatura italiana. Stenta invece la Germania (-2,8%), mentre Spagna e Austria mostrano performance incoraggianti (rispettivamente, +18% e +11,6%).ghftftf

Fuori dall’UE, a fronte di un incremento globale più sostenuto, si evidenziano risultati disomogenei per le diverse aree. In Russia e CSI prosegue il recupero, seppur parziale, con +29% in quantità e +14,3% in valore, risultati per altro ottenuti a fronte di un ulteriore riduzione del prezzo medio (-11%). In Europa ma fuori dell’Unione, la Svizzera seguita a crescere archiviando +8,9% in quantità, anche per effetto del ruolo di piattaforma distributiva dei marchi della moda; mentre la Turchia prosegue la sua caduta con un -20%. In Nord America, gli Usa recuperano sui volumi ma perdono sui valori (+5% e -6,8), mentre il Canada è allo sprofondo segnando -13% sia nei volumi che nei valori. Il Medio Oriente ha arrestato il crollo (+0,1% nei volumi, +4,4%), ma permane un trend negativo negli Emirati (-3,2% nelle quantità) e in Arabia Saudita (-22%). Rallenta infine il Far East, una delle aree più dinamiche degli ultimi anni, con sensibili cali in Giappone (-13% in volume) e Hong Kong (-9,5%) mentre la Cina segna +7,7% (ma con valori in calo) e la Corea del Sud conferma la crescita a doppia cifra: +12 in volume e +19% in valore.

calzaturificio_pezzana_cilavegna_pavia_foto2Da gennaio a maggio 2017, per contro, sono rallentate le importazioni, con pesanti contrazioni dai tre principali fornitori – Cina (-10,2% in quantità), Romania (-17,6%) e Vietnam (–19,6%) e, per contro, con un aumento delle triangolazioni da Belgio (4,7%) e Olanda (+20,4%).

Per effetto di queste dinamiche, il saldo commerciale estero segna un nuovo record a 1,74 miliardi di euro, con un aumento tendenziale del +8,2%: una cifra importante, che conferma il contributo del settore calzaturiero alla bilancia commerciale estera italiana, attestata nello stesso periodo a 14,56 miliardi di euro.

azienda3_bigAlla luce di questi trend, quali sono le aspettative di chiusura per il 2017? Dipende. Sono tante le incognite economiche e politiche che possono incidere sulla performance settoriale, soprattutto sui mercati esteri: dall’euro forte, all’incertezza legata alla nuova presidenza americana; l’escalation in Corea; la minaccia terroristica che incide sui flussi turistici; la regolamentazione dei rapporti commerciali con il Regno Unito dopo la Brexit; le sanzioni verso la Russia che saranno ratificate per altri sei mesi…. Tuttavia, non mancano le opportunità, specie quelle aperte dai negoziati economici bilaterali dell’UE con importanti partner commerciali nel mondo: il Canada, dove è stato chiuso l’accordo CETA che entrerà in vigore in via provvisoria, ma con l’immediata eliminazione dei dazi, il prossimo 21 settembre, e il Giappone, dove è stato siglato un accordo di massima che prevede la riduzione dei dazi sulle calzature (dal 30% al 21%) e l’abolizione dei contingentamenti attuali. Inoltre, c’è ottimismo anche per la riapertura delle trattative con il Mercosur, di cui il Brasile fa parte.

I giochi per la calzatura made in Italy restano così aperti.