Sarà pesantissimo il conto che il Covid-19 presenterà all’industria della calzatura mondiale nel 2020: è l’opinione del panel internazionale di esperti del settore intervistati a marzo dal World Footwear che si spinge a prevedere un taglio del 22,5% dei consumi a livello globale. Percentuale che, tradotta in volumi, significa meno 4 miliardi di paia vendute nel mondo. Nel caso questa previsione dovesse rivelarsi esatta, i consumi in Nord America scenderanno di 696 milioni di paia, di 908 milioni in Europa e di 2,4 miliardi in Asia.

Le prospettive generali sono negative ovunque, anche se l’Europa risulta la più pessimista. Oltre ai quantitativi, si attendono in calo anche i prezzi medi. Il peggioramento delle condizioni economiche e le restrizioni imposte alle aziende per contrastare l’epidemia Covid-19 spiegano anche la salita in cima alle lista delle preoccupazioni l’insufficiente domanda globale, l’insufficiente domanda domestica e le difficoltà finanziarie. La competizione globale, che era prima nella lista del 2019, scivola invece in settima posizione.

Quanto alla tipologia di calzature, la calzatura classica in pelle continua a calare nelle previsioni per il 2020, soprattutto quella maschile, mentre la sneaker e le altre calzature sportive si attendono ancora in crescita. In ogni caso, il divario tra le due categorie è diminuito notevolmente rispetto alla precedente edizione del bollettino di World Footwear.

Un ultima riflessione riguarda invece la produzione. La maggior parte degli intervistati ritiene che la crisi sanitaria globale spingerà anche a rivedere i modelli produttivi, con le aziende che disperderanno la produzione in differenti paesi in modo da minimizzare i rischi di rottura nella catena di fornitura, oppure che preferiranno avvicinare le produzioni ai mercati di consumo.