La tradizionale qualità delle proposte Calpierre punta a conquistare il mercato europeo del lusso accessibile ed è pronto ad accettare le sfide del settore

Calpierre è la denominazione sociale del “Calzaturificio De Pascale” sorto in Italia, per la precisione ad Ercolano (in provincia di Napoli), intorno al 1964 grazie all’intraprendenza di Ciro De Pascale, classe 1935.
Da allora il marchio ha percorso moltissima strada ed oggi si può ben dire che non vi è città importante, turistica o di prestigio, nella quale non lo si possa trovare.
La collezione invernale realizzata nel 1992 inaugura il filone di produzione donna, mirato alla signora giovane, scattante ed elegante. Un target medio/fine che con il tempo si trova a poter scegliere i propri modelli preferiti all’interno di una gamma sempre più ampia di proposte.
Ancora oggi, dopo tanti anni, queste collezioni sono totalmente realizzate in Italia, da maestri artigiani italiani, utilizzando materie prime nazionali di prima qualità e i clienti Calpierre sanno riconoscere una buona scarpa, realizzata secondo gli elevati standard qualitativi di un tempo.
L’azienda, che da sempre è caratterizzata da un forte imprinting familiare, trae oggi le proprie energie propulsive dalla terza generazione di imprenditori (Vito De Pascale e Ciro Nevano) che continua ad affrontare le sfide dei mercati con passione e professionalità.

Qual è il segmento di mercato all’interno di cui vi muovete?

«Quello di prodotti caratterizzati da una classica ed elegante sobrietà, mai demodé, mai esasperata. Ci muoviamo nel segmento medio del mercato».

Quali sono gli obbiettivi per i prossimi anni?

«Vogliamo puntare su un lusso accessibile. Se in Russia, per esempio, siamo sempre stati percepiti come un marchio di fascia alta, adesso vorremmo ricollocarci nell’ambito del lusso accessibile per conquistare la sempre più ampia base di clienti che si muove in quel segmento di mercato».

Cosa state facendo per raggiungere lo scopo?

«Da 3 stagioni alla storica costruzione Bologna per cui siamo famosi, abbiamo aggiunto la possibilità di una particolare finitura: la colorazione e la lucidatura a mano delle tomaie. Un concetto fino ad ora molto apprezzato in Francia, Olanda e Giappone».

Quali sono gli altri mercati in cui vi muovete?

«Germania, Cina e Corea rappresentano le piazze internazionali principali, mentre dall’Italia proviene ancora il 50% del nostro fatturato. Una situazione che vogliamo modificare puntando molto di più sull’Europa, soprattutto sui paesi dell’Est, dove vorremmo realizzare una distribuzione ramificata quanto quella italiana. Per ogni azienda puntare sul mercato interno significa solidità. Vista la perdurante crisi del nostro paese, vogliamo che l’Europa diventi il nostro “mercato interno”».

Come descrivereste la peculiarità dei vostri modelli?

«Ciò che ci caratterizza è la calzata. Siamo sempre molto attenti al fitting di ogni paese in cui proponiamo le nostre creazioni e investiamo moltissimo in campionari che soddisfino le esigenze di ogni piede. Puntiamo più su questo aspetto che sui trend all’ultimo grido».

Come vi ponete rispetto al tema della Sostenibilità?

«Abbiamo deciso di conseguire la certificazione ISO 14001 per tenere sotto controllo gli impatti più significativi nei confronti dell’ambiente, consapevoli che questa sarà una tematica fondamentale in primis per l’ambiente stesso, ma di riflesso anche per il miglioramento dell’immagine aziendale e la competitività».

E rispetto al commercio elettronico?

«Siamo convinti che in mercati maturi l’online renda meno rispetto alle piazze in crescita ed espansione. La prossima stagione partiremo con un’esperienza di e-commerce in Cina».