Organizzato da ECV International con la collaborazione di LEFASO, l’associazione della pelle, calzatura e pelletteria del Vietnam, il 3° Vietnam Footwear Summit è stata una importante vietman-footwea-summitoccasione di confronto per oltre un centinaio di delegati provenienti da tutta l’Asia.
Dai lavori è emerso con chiarezza il ruolo sempre più importante del Vietnam nel contesto dell’industria calzaturiera globale: secondo il World Footwear Yearbook nel 2016 lo stato del sud est asiatico è diventato il terzo produttore mondiale con una produzione di 1.185 milioni di paia, corrispondenti a una quota del 5,2% della produzione globale, ed il secondo esportatore dietro solo alla Cina, con 1.021 milioni di paia esportate, corrispondenti ad una quota del 7,4% delle esportazioni globali. La produzione è quasi interamente in conto terzi e per i private label. I principali clienti dell’industria calzaturiera del Vietnam sono gli Stati Uniti (33% del totale delle esportazioni), seguiti dalla Cina (7%), Germania (6%) e Giappone.

La presenza della calzatura vietnamita tuttavia si sente ormai a livello globale e si affermerà sempre di più, stando a quanto ha dichiarato Diep Thanh Khiet, vice presidente di LEFASO, durante il summit: “Credo che l’ottima performance dell’industria della calzatura e pelle del Vietnam continuerà e, anzi, coproduzione-calzature-vietnamnoscerà un ulteriore sviluppo nei prossimi anni, veicolata dalla firma di importanti accordi commerciali con i principali mercati come il Giappone, l’Unione Doganale di Russia, Kazakistan e Bielorussia, la Corea del Sud e ASEAN- l’associazione delle nazioni del sud est asiatico, il TPP-Trans Pacific Partnership e l’accordo con la UE. Un altro fattore chiave per lo sviluppo è il background interno, con il 65% della popolazione in età lavorativa, che garantisce una abbondante fornitura di manodopera. Questi due fattori, assieme al focus sulla produzione ed esportazione di prodotti di alto valore rappresentano grandi opportunità per la nostra industria”.
Ma, accanto alle opportunità, permangono delle criticità che potrebbero rallentare il processo di crescita dell’industria della pelle e calzatura del Vietnam: la crescita del costo del lavoro ad esempio, ma anche la concorrenza di altri paesi produttori e le minacce protezionistiche.
Dal 2010 al 2017 il costo del lavoro in Vietnam è triplicato, contrariamente al reddito procapite annuo che è “solo” raddoppiato, minacciando lo slittamento della produzione verso destinazioni con costi del lavoro più convenienti come Cambogia, Myanmar, Bangladesh e Etiopia. Slittamento per ora evitato grazie all’aumento della produttività degli impianti vietnamiti: “L’applicazione dell’automazione e delle tecnologie di Industria 4.0 aiuteranno ad incrementare ulteriormente la produttività – ha dichiarato Diep Thanh Kiet – I bassi costi del lavoro non garantiranno da soli il successo, e le compagnie devono continuare a guidare l’efficienza e la connettività digitale”.
L’altra seria minaccia è quella protezionistica. In particolare, si teme che l’amministrazione Trump possa estendere i provvedimenti presi contro la Cina anche al Vietnam. Se così fosse, sarebbe un problema. Tuttavia, gli altri accordi commerciali siglati dal Vietnam con nazioni terze appaiono più saldi: un esempio è EVFTA-EU Vietnam Free Trade Agreement, che garantisce al Vietnam un accesso semplificato alla tecnologia europea e bassi costi d’ingresso nel vasto mercato comunitario. Anche la formazione dell’ASEAN, la comunità di nazioni del sud est asiatico costituisce una opportunità di cooperazione con altre nazioni per lo sviluppo di materiali e nuove forme di approvvigionamento che, sperano i rappresentanti di LEFASO, aiuteranno a ridurre i costi di investimento, aumenteranno la produttività e contribuiranno a mantenere le quote di mercato in US, EU e Giappone.
In quanto a tecnologia, un ruolo importante lo gioca anche l’Italia: a luglio del 2017 nel distretto di Bihn Duong è stato inaugurato il Centro Tecnologico Calzaturiero Italo-Vietnamita realizzato con il sostegno del MISE e Agenzia ITA-ICE, con Assomac- associazione nazionale dei produttori di tecnologia per l’industria della pelle, calzatura e pelletteria nel ruolo di partner tecnologico. Un investimento che rivela le aspettative italiane di una ulteriore crescita dell’industria calzaturiera vietnamita e un conseguente aumento delle opportunità di fare business con le imprese locali.

Anche come mercato il Vietnam è ricco di opportunità: secondo la società di consulenza globale shopping-mall-vietnamA.T. Kerney, il paese ha raggiunto la sesta posizione mondiale per indice di sviluppo del retail, con una crescita del 7,7% nel 2017. Attualmente molto frammentato, il mercato vietnamita conta 800 supermercati, 150 mall, 9.000 punti vendita tradizionali e 2.2 milioni di retailers: la presenza estera sta crescendo notevolmente e soprattutto nel settore abbigliamento-calzature, che l’anno scorso ha registrato l’ingresso di player internazionali come Zara, H&M e Uniqlo.
Quanto alle firme italiane, c’è una buona presenza, ma per ora contenuta ai brand del lusso e distribuita unicamente nelle due principali città, dove si trovano i più prestigiosi mall, come il runway-hochiminh-cityTrang Tien Plaza Center ad Hanoi, il Vincom Center e il luxury mall Runway ad Hochiminh City.
Gli analisti prevedono che l’exploit continui e che il retail vietnamita salirà ad un valore di 179 miliardi di dollari nel 2020, con una crescita del 52% rispetto all’anno scorso. Non mancano quindi le opportunità per chi volesse tentare la conquista del mercato. Intanto, i buyer vietnamiti si sono già fatti avanti a Micam, la fiera internazionale della calzatura di Milano, mostrando un grande interesse per il made in Italy.