Nonostante siano ancora nel bel mezzo di quello che alcuni hanno definito “retail apocalypse”, gli Stati Uniti restano comunque uno dei mercati più promettenti per il made in Italy calzaturiero. Sono scesi dal 2° al 4° posto nella classifica delle destinazioni dell’export di settore, ma mantengono intatto tutto il potenziale affaristico. Addirittura, il rapporto “Esportare la Dolce Vita” di Confindustria indica che tra cinque anni il paese a stelle e strisce sarà la prima destinazione della calzatura “Bella e Ben Fatta”, cioè il prodotto di media e alta gamma espressione di quel “lusso accessibile” che ha reso gli italiani famosi nel mondo.

maurizio-forte-copia D’altronde, “Il made in Italy è sempre all’apice della piramide dell’offerta negli Usa – dichiara Maurizio Forte, direttore ICE di New York e Coordinatore degli Uffici ICE Rete USA – poiché viene sempre associato a creatività, innovazione, qualità e tradizione. Gli americani hanno una speciale predilezione per tutto ciò che è italiano, dalla moda al food, alla cultura, il nostro lifestyle. Specificamente per le calzature il marcio “made in Italy” rappresenta un fortissimo valore aggiunto. Per i buyer la calzatura italiana rappresenta accurata manifattura e stile ricercato, argomenti che garantiscono l’interesse da parte dei consumatori”.

Ma quali sono le caratteristiche che i buyer americani cercano nel made in Italy? “Sono interessati nei brand che hanno una forte personalità e caratterizzazione – spiega Maurizio Forte – che si distinguono dalla proposta classica e che sanno rispondere al meglio alle richieste della clientela più giovane. Con un’identità ben definita, alto livello di innovazione in termini di design e con un prezzo accessibile rispetto ai marchi più blasonati”.

Premurandosi di intercettare queste richieste, Assocalzaturifici ha invitato in occasione dell’ultima edizione di the MICAM una delegazione di qualificati buyer americani che ci hanno infatti confermato come “Il made in Italy rappresenta l’atout a cui fare ricorso per rilanciare il mercato e superare il cattivo trend del retail statunitense e MICAM è una vetrina sempre ricca di novità, grazie alle collezioni italiane, indice di eleganza, innovazione e confort”.

Ma come si lavora in Usa? Qualche indicazione ce la offre Salina Ferretti, Vice Presidente Assocalzaturifici con delega ai mercatifoto-salina-ferretti-copia-2 del Nord America: “Nonostante nella fase odierna il mercato non stia ancora regalando risultati eclatanti al made in Italy, tuttavia molte aziende che vi operano corrono, facendo grandi quantitativi: non si tratta solo di brand di alta gamma, ma anche con un prodotto medio-alto relativamente poco noti, che hanno saputo ritagliarsi un ruolo importante grazie ad un prodotto azzeccato per il mercato americano, che sanno relazionarsi con un retail molto organizzato e che sono seguiti da un contatto giusto sul posto: un agente, un distributore”. Più o meno gli stessi consigli offerti da Maurizio Forte: “Per avere successo sul mercato USA bisogna avere una strategia a medio-lungo periodo, concentrandosi sul design e la qualità del prodotto. Bisogna adeguarsi al mercato in fatto di gusti, calzabilità, taglie; si deve avere una forte presenza sui social media, un sito web accattivante, con piattaforma e-commerce; si deve garantire la puntualità delle consegne e una ottima assistenza post vendita”. Ma come si fa per partire? “”Il processo ideale di ingresso nel mercato – spiega Maurizio Forte – dovrebbe iniziare con la partecipazione ad una o più manifestazioni fieristiche, seguito dall’individuazione di un agente e dall’apertura di uno showroom proprio o dall’adesione ad uno showroom multimarca. Una presenza fissa negli Stati Uniti consente di acquisire reputazione e affidabilità agli occhi dei buyer”.

Assocalzaturifici affianca le aziende italiane che vogliono entrare nel mercato sia con l’organizzazione di un workshop a New York, italy-scarpela cui prossima edizione si terrà il 23 e 24 gennaio 2018, nonché la partecipazione collettiva a FN Platform di Las Vegas, il principale evento dedicato alla calzatura sul suolo americano, la cui prossima edizione si terrà dal 12 al 14 febbraio 2018 presso il Las Vegas Convention Centre.

Per concludere, dopo sei anni di recupero post crisi 2008, il 2016 ha segnato una riduzione delle esportazioni (-5,4% nei quantitativi e -4,8% nei valori), mentre i primi cinque mesi del 2017 hanno evidenziato un recupero del 5% in volume a fronte di una perdita del 6,8% nei valori rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.made-italy-scarpe-imago-258x258 Complessivamente, da gennaio a maggio 2017 sono state vendute 6,9 milioni id paia (327mila in più) a 376,65 milioni di euro, con un prezzo medio ridotto a 54,70 euro (-11,3%).

Oltre la metà delle scarpe esportate in Usa nei primi cinque mesi del 2017 sono di tomaio pelle, calzature da passeggio uomo, donna e bambino o unisex. Il segmento principale è sempre quello donna, che rappresenta il 64,8% del totale esportato. Mentre tra le regioni che lavorano di più con questo mercato, la prima in classifica è la Toscana, seguita da Lombardia, Marche e Veneto.