Il Fashion Consumer Panel di Sita Ricerca ha rilevato una contrazione degli acquisti di calzature pari al -0,7% in volume su gennaio-giugno dello scorso anno, con un calo dello 2,3% in termini di spesa e prezzi medi in ribasso dell’1,6%.

Male in particolare il segmento donna (-5,8% in quantità nell’insieme, con primi segnali di recupero per le calzature classiche chiuse ed i mocassini, ma cali non trascurabili per scarponcini/stivali e per scarpe aperte e sabot); flessione più contenuta per l’uomo (-1,8%) e lieve per il comparto bambino (-0,3%). Segni positivi solo per le sportive/sneakers (+2,1%) e la pantofoleria (+2,4%).

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Massimo Donda

Per avere un quadro più completo abbiamo intervistato Massimo Donda, Presidente di Federcalzature.

  • Ci può descrivere la situazione del mercato calzaturiero italiano e la sua struttura commerciale?

    Il mercato del dettaglio calzaturiero italiano è sempre stato diverso sia da quello germanico, dove c’era una prevalenza di Gruppi d’acquisto, che da quello inglese ed americano dove c’era una prevalenza di grandi catene, in quanto tipica mente dominato dai singoli negozi al dettaglio e parzialmente dall’ambulantato.Da tempo e’ tutto cambiato e la distribuzione italiana ha perso gran parte della sua specificità, omologandosi pedissequamente alla distribuzione dominante dei grandi operatori: siano essi grandi retailer su internet a livello continentale, siano essi grandi catene monobrand di proprietà dell’industria terziarizzatasi o siano essi catene nazionali o catene continentali di negozi di calzature con un proprio brand retailer. L’ambulantato è rimasto invariato ma in mano principalmente agli immigrati, mentre la distribuzione tradizionale si e’ arroccata in nicchie del mercato.

  • Quali sono i pregi e quali sono i difetti di questa struttura?

    I fautori della modifica ovviamente ne glorificano la modernità e l’accorciamento della filiera distributiva, mentre i detrattori rimpiangono il servizio de visu alla clientela oramai scomparso sia nell’offline che nell’online.

  • I grandi centri commerciali favoriscono o danneggiano il commercio di calzature?

    Lo sviluppo degli investimenti immobiliari, motore dei grandi centri commerciali, sono la principale causa storica della velocità di sviluppo delle catene che hanno potuto, bypassando i centri storici, inizialmente difficili e costosi da conquistare, conquistare quote di mercato e visibilità tramite i centri commerciali per poi, raggiunta una sufficiente forza da schiacciasassi, colonizzare i centri storici rendendoli così tutti uno fotocopia dell’altro se non per la presenza “intrusiva” di qualche negoziante tradizionale sopravvissuto ed ormai circondato, quasi fosse in una riserva indiana…

  • Che periodo stanno attraversando i negozi monomarca?

    La forza del negozio monomarca sta appunto nella marca, se quella in quel momento viene ben recepita dal pubblico va benissimo, se invece ha un calo di visibilità ne risente molto.

  • Come vede la situazione dell’e-commerce a livello italiano?

    In continua salita…, del resto non mi si può certo accusare di non averlo previsto per tempo, avendo iniziato a “spingere” in questo senso ancora prima della bolla internet del 2000-2001 quando avevo proposto al momento giusto il progetto internet di Federcalzature (contemporaneamente alla nascita di Yoox per intenderci…) ma le risposte dei colleghi distributori e produttori era stata tiepida, se non del tipo:” scarpe non si venderanno MAI su internet…” ahimè non è stato proprio così… Ora entrambi, distributori e produttori, pagano la scarsa vision.

  • Fiere di settore: quali sono le date che si adattano alle esigenze del piccolo dettaglio? E quelle della grande distribuzione?

    Il dettaglio italiano non è il principale cliente delle fiere, lo sono sempre stati e lo sono ancor di piu’ oggi gli stranieri. Le date vengono da sempre ritagliate per le loro esigenze, noi ci adeguiamo.

  • È importante il merchandising nell’attività commerciale?

    Fondamentale e sempre di più poichè permette di veicolare un’immagine, un sogno, un brand.

  • Il fenomeno del franchising nel settore del commercio calzaturiero è in espansione?

    Il franchising come fenomeno in se non è in espansione ma alcuni operatori hanno delle buone soddisfazioni.

  • Il commerciante cosa chiede al produttore di calzature per facilitarlo nelle vendite?

    Di metterlo in grado di soddisfare nel miglior modo l’imprevedibilità della domanda: quindi riassortimenti per gli articoli best sellers e cambio merce per i worst sellers, ma anche un rapporto personale più diretto e meno “calato dall’alto”.Sento molte lamentele quando una ragazzina neo assunta nello show room obbliga un commerciante professionista da molti anni, ad acquisti che lui non avrebbe fatto minacciandolo sottilmente di non “servirlo” più ma di andare dritta dal suo diretto concorrente.

  • Quale Paese produttore è più sensibile alle esigenze del commerciante?

    Certamente le distribuzioni straniere possono avere più difficoltà, ma certamente la distribuzione italiana ha oggi poca sensibilità come si evince dall’esempio fatto.

  • Cosa riserva il futuro al commerciante di calzature?

    Il futuro è certamente un futuro in forte salita ma del resto i sopravvissuti sono da molto tempo temprati a questo e la strage di colleghi (e non certamente solo di quelli marginali e deboli ma perfino di quelli validi e solidi) alla quale sono sopravvissuti né è purtroppo la peggior testimonianza, ma nel contempo la dimostrazione della storicita’ e della grinta della distribuzione tradizionale sopravvissuta.