“La nostra offerta si è sempre più qualificata, sia sotto il profilo del design, che delle competenze e nell’attenzione alla sostenibilità. – ha dichiarato R. Selvam, il nuovo direttore esecutivo di CLE – Il risultato dell’upgrade del settore pelle e calzatura indiano, è un aumento deciso delle esportazioni, arrivate nel biennio 2017-18 ad un valore di 5,7 miliardi di dollari, +1,65% rispetto al 2016-17 e per il 55% dirette in Europa. Per quello che riguarda la sola calzatura, l’India ha una quota del 5,45% sulle importazioni di calzature in pelle in Europa, del 4,55% in Italia”.
Secondo produttore mondiale di calzature dietro alla Cina, con una produzione di 2,26 miliardi di paia per un valore di 12,49 miliardi di dollari nel biennio 2017-18, l’India detiene una quota del 9,5% della produzione globale che vuole espandere ulteriormente nei prossimi anni, contando sia sulla crescita dei consumi del suo enorme bacino demografico interno (1,35 miliardi di persone che attualmente consumano 2 paia procapite annue, ma che nei prossimi 5 anni, secondo le attese, ne consumeranno 4) e sia sulla capacità di attrarre investimenti produttivi dall’estero: “Sono molteplici i vantaggi competitivi di un investimento nel nostro india-lindia-pavillion-ad-expo-riva-schuhpaese. – spiega R. Selvam – L’India è in forte sviluppo, con un Pil in crescita del 7,7%, gli indicatori ci posizionano all’11.mo posto nella classifica mondiale dell’Indice di Fiducia (il secondo paese in via di sviluppo tra i primi 11) e tra le 100 destinazioni dove è più facile condurre affari secondo la Banca Mondiale, inoltre siamo la terza più grande economia in termini di parità di potere d’acquisto. Infine, abbiamo ampia disponibilità di terra dove impiantare nuove unità industriali e di manodopera ad un costo ragionevole, tra i 120-150 dollari al mese”.
Il moderno modello produttivo della calzatura indiana si è evoluto attraverso una integrazione verticale che comprende l’ampia disponibilità di materia prima, concerie eco-friendly, una india-stabilimento-tataindustria della componentistica e delle tomaie, la produzione per i brand internazionali. Le direzioni dello sviluppo sono due: la sostenibilità, promossa attraverso il progetto ZED – Zero Defect, Zero Effect che promuove processi produttivi ad impatto ambientale zero; e la formazione professionale, per qualificare ulteriormente la manodopera e incrementarne la produttività.
Sul fronte burocratico e fiscale, vi sono ulteriori incentivi agli investimenti: la possibilità di importare le materie prime duty free; una via automatica per gli investimenti esteri diretti in unità produttive (senza la necessità di una previa approvazione del Governo Indiano), per il settore retail e per i duty free shop. Inoltre, la possibilità di rimpatriare profitti e dividendi degli investimenti, e il regime fiscale ridotto (al 25%) per le aziende con un giro di affari fino a 32 milioni di euro. Un pacchetto di proposte concorde con il programma “make in India” promosso da Narenda Modi per incoraggiare la crescita dei settori produttivi indiani e attirare gi investimenti: “L’India ha fissato la road map per il futuro: – conclude R. Selvam – gli imprenditori europei possono impiantare le unità produttive attraverso i piani di Investimento india-the-palladium-mall-mumbaiDiretto Estero al 100% o in partnership con aziende indiane, con la possibilità anche di esportare prodotti. C’è la possibilità di collaborare congiuntamente nel branding e di rafforzare i legami tra India e UE con la firma del Trattato per il Commercio e Investimenti attualmente in fase di negoziazione”.
Sono enormi anche le opportunità offerte dall’India come mercato di sbocco: l’ampia popolazione, la progressiva crescita del ceto medio e della capacità di spesa procapite annua, l’adozione di modelli di consumo simili a quelli dei mercati maturi, sono gli indicatori più interessanti da questo punto di vista, assieme all’aspettativa del india-phoenix-market-city-chennairaddoppio dei consumi di calzature entro i prossimi cinque anni. Abbastanza per far parlare gli esprti dell’India come della prossima mecca del retail.
Attualmente, in India si acquistano 1.950 milioni di paia di calzature l’anno, attraverso una rete retail organizzata che negli ultimi anni ha conosciuto una crescita altrettanto rapida di quella della produzione calzaturiera. Nel mercato indiano la calzatura maschile è quella storicamente più importante sia numericamente che qualitativamente, ma ultimamente stanno crescendo anche le tipologie di calzature donna e bambino: offrendo a chi lo desideri ampio spazio per ritagliarsi delle india-festa-dei-colorisignificative quote di mercato.
Stando ai dati forniti dal Centro Studi Confindustria Moda per Assocalzaturifici, il made in Italy nel 2017 ha esportato in India 284.409 paia di calzature, per un valore di 8,2 milioni di euro e un prezzo medio di 28,72 euro al paio, con un trend negativo rispetto all’anno precedente sia nelle quantità (-43,4%), sia nei valori (-31%), ma con un deciso apprezzamento del costo medio (+21,8%). I bassi valori assoluti posizionano il mercato indiano al 56° posto della classifica delle destinazioni del made in Italy in quantità e al 57° in volume. Il trend del primo trimestre 2018 è più incoraggiante, con un recupero del +11,8% nelle quantità e +3,2% nei valori, a fronte di un contenimento del prezzo medio per paio (-7,6%).
Quindi c’è spazio di crescita anche per la calzatura italiana in India, confermando la modalità di espansione del mercato a 360°, tra produzione diretta e in outsourcing, export ed import.