24282101_silvia-fidanzaLa storia di Condor Trade/Inblu è, da sempre, legata al confort e ad un modo di sentirsi ‘bene’ e a proprio agio – a casa come all’aperto. L’azienda inizia la propria attività grazie all’intraprendenza di Virginio Fidanza che, inizialmente con due soci e poi da solo, mette a frutto le competenze maturate nel settore per dar vita ad un’azienda di produzione di tacchi e suole. Siamo nei primi anni Ottanta, a Verolanuova in provincia di Brescia, e il mercato di riferimento è quello dell’Unione Sovietica. Con il mutare degli scenari però, l’attività viene abilmente convertita nella produzione di calzature per la casa, ciabatte da esterno e sandali, realizzate in particolare con il metodo dell’iniezione diretta. Punta di diamante di questa trasformazione sarà la ciabatta ‘Chips’, che rappresenta una vera e propria ‘rivoluzione’ per il settore calzaturiero: la tecnologia a iniezione diretta su tomaia, che è molto più efficace, veloce ed economica rispetto al tradizionale incollaggio. Con l’articolo Chips, proposto in 5 colori, Condor-Inblu vende milioni di paia in tutto il mondo e si afferma come leader in questa tipologia di prodotto. Silvia Fidanza, responsabile Marketing e Comunicazione di Inblu, ripercorre con noi la storia dell’azienda.

Cosa ricorda di questo periodo?

“Ricordo soprattutto che, in Medio Oriente, i porti erano invasi dalle nostre Chips! La richiesta era enorme, tanto che facevamo fatica a soddisfarla nonostante i continui investimenti per aumentare la nostra capacità produttiva”.

A partire dagli anni Novanta Condor affianca a questo prodotto iconico anche altri articoli e soprattutto inizia un importante processo di delocalizzazione che la porterà a trasferire la produzione in Ucraina (nel 92) e poi in Polonia e India. Com’è nata l’idea di delocalizzare fino al punto di trasferire completamente la produzione all’estero?

“Ben presto, mio padre si rese conto che la produzione di un articolo destinato al mass market, in Italia, non sarebbe stata a lungo sostenibile, ed è iniziata la nostra avventura all’estero, che continua anche oggi. In Ucraina oggi produciamo sandali e pantofole sia montati che cuciti, mentre in Polonia solo gli articoli iniettati. Il mercato di riferimento è quello europeo. La fabbrica in India, invece, lavora esclusivamente per il mercato interno e per l’Africa. L’ufficio stile, lo sviluppo della modelleria e la logistica di acquisto dei materiali sono, invece, rimasti presso la sede italiana di Verolanuova”.

Quanto influenza ancora oggi l’eredità di Inblu proveniente dall’essere nata come fabbrica di suole e tacchi?

“Noi non siamo ‘calzaturieri’ in senso stretto, siamo – ieri come oggi – un’azienda che lavora bene e con competenza il poliuretano. Il nostro core business è, e resteranno, i sandali e le pantofole da casa: sicuramente nell’iniettato siamo una realtà d’eccellenza in tutta Europa”.

Come s’innova e ci si evolve in un segmento come il vostro che è rappresentato per il 30% circa del fatturato dalle pantofole nell’invernale e da sandali e ciabatte da esterno per l’estivo?

 “Seguiamo i trend che caratterizzano la calzatura e l’abbigliamento, anche se, di fatto, nel nostro segmento di mercato, le novità della moda arrivano un po’ più lentamente.

Anche la ricerca sui materiali è importante per rinnovare le collezioni. Inblu vuole posizionarsi come un marchio ‘trasversale’, che piace alla signora di una certa età perché fa calzature comode, ma anche alla ragazzina che compra i sandaletti più di tendenza. È importante per noi mantenere questa trasversalità e il concetto di ‘easy to wear’: una calzatura facile da portare, allegra, giovane e con un prezzo competitivo.

Come influenza questa ‘trasversalità’ le scelte di marca?

“Il marchio Inblu copre circa il 60% del nostro fatturato, cui si affianca la produzione private label, ed è un marchio destinato perlopiù al mercato italiano e a quello europeo. A ciò si aggiunge l’India, che vende prevalentemente articoli a marchio Inblu. In Italia abbiamo investito e continueremo a investire sull’immagine di marca di Inblu con la comunicazione sui media ‘tradizionali’, ma anche attraverso i social per raggiungere anche i consumatori più giovani”.

Nel corso degli ultimi anni avete avviato anche importanti acquisizioni…

“Sì. Quattro anni fa abbiamo acquistato – nell’ambito di un processo di privatizzazione del Ministero dell’Economia polacco – Befado, un’azienda storica di pantofole da bambino, molto conosciuta e affermata sul mercato interno. Inoltre, a marzo 2017, abbiamo concluso l’acquisizione di un marchio storico del mercato Nord-Europeo con una forte fidelizzazione: la tedesca Rohde” .

Come si mantiene l’identità di ciascun marchio in una politica di acquisizioni come la vostra?

“Inblu, Befado e Rohde hanno ciascuno una forte identità di marca e sono ben posizionati in determinati mercati geografici, tanto più che Rohde e Befado hanno un proprio ufficio stile, mentre Inblu è seguito dall’ufficio stile italiano. Per Inblu investiamo circa 3 milioni di euro all’anno in pubblicità in Italia, principalmente su tv e radio. Anche per Rohde pensiamo di investire in comunicazione, ma principalmente in Germania e per un target donna di età media. Befado, invece, fa un’ottima comunicazione in Polonia sui media ma anche direttamente con eventi e iniziative rivolte alle mamme e ai bambini”

Distribuzione ed e-commerce: quali sono le vostre scelte?

“Vendiamo direttamente anche attraverso il nostro sito e abbiamo iniziato a lavorare con le principali piattaforme online. La vendita online è un servizio sempre più importante da offrire al consumatore finale. Si tratta però di un nuovo canale di vendita che va ad affiancarsi al luogo fisico tradizionale”.

E le fiere di settore: che ruolo hanno oggi per il vostro business?

“Expo Riva Schuh è frequentata da tutti i grandi gruppi di acquisto europei, che proprio a Riva del Garda fanno la campionatura della nuova stagione e in alcuni casi i primi ordini. Si tratta, quindi, di una fiera molto importante. Micam è forse più internazionale ed è importante soprattutto per l’immagine del brand e le relazioni con i clienti.