Internazionalizzazione, sostenibilità e online, queste le parole chiave su cui il settore calzaturiero dovrebbe puntare per conquistare quote di mercato.

«Il nostro artigiano deve diventare globale e deve comprendere sempre meglio con quali modalità distribuire il suo fantastico prodotto», così Annarita Pilotti, Presidente Assocalzaturifici, in apertura del convegno di Roma tenutosi l’11 novembre presso Palazzo Venezia. Titolo: “L’artigiano globale”.

La realtà calzaturiera italiana continua a conseguire performance positive, ma le difficoltà con le quali deve misurarsi ogni giorno per mantenere posizioni di leadership sul mercato mondiale sono molteplici. Per questo motivo, ogni anno, Assocalzaturifici stimola il comparto, attraverso spunti di riflessione e indicazioni strategiche, organizzando un Convegno sempre molto partecipato dagli imprenditori del settore.

AssoCalzaturifici presentazione Rapporto Annuale
AssoCalzaturifici presentazione Rapporto Annuale

Dopo “L’artigiano digitale”, tema dell’incontro del 2015, in cui si è parlato dei diversi sistemi di comunicazione e vendita online, quest’anno l’attenzione si è concentrata su tutti quegli strumenti che possono consentire all’artigiano calzaturiero di affrontare la distribuzione sui mercati italiani e internazionali, sulle diverse tipologie di approccio e sugli strumenti e sulle strategie per supportare le imprese.

Alessandro Decio, Amministratore Delegato e Direttore Generale di SACE – società che offre un’ampia gamma di prodotti e servizi assicurativo-finanziari per sostenere la competitività delle imprese italiane e che ha acquisito SIMEST che fornisce, invece, assistenza alle imprese italiane nel processo di internazionalizzazione – ha ricordato la lentezza della ritrovata crescita globale, sottolineando soprattutto le bassa performance degli interscambi commerciali che si aggirano attorno al 2-3% (contro il 12% di qualche anno fa). Una situazione di incertezza (vedi anche Brexit e Trump) che, secondo Decio, deve spingere i calzaturifici italiani a essere sempre più aggressivi nel conquistare quote di mercato sulle piazze più importanti puntando sull’export affidandosi anche a strumenti finanziari innovativi.

Dello stesso avviso Fulvio D’Alvia, Direttore Retimpresa: «La competizione economica è sempre più complessa e i modelli industriali ispirati a logiche tradizionali non bastano più per avere successo sul mercato. È necessario riuscire a cogliere le opportunità di uno scenario economico in continua evoluzione, motivo per cui la parola chiave diventa internazionalizzazione. Essere presenti all’estero è fondamentale, ma difficile soprattutto per le nostre imprese, quasi sempre piccole o poco strutturate.

Il contratto di rete viene incontro alle esigenze di queste imprese, che possono collaborare per realizzare un programma di sviluppo comune con uno strumento semplice e flessibile. Oggi sono attivi in Italia 16 mila Contratti di Rete, ma solo 23 nel settore calzaturiero. Si può fare molto di più considerato che questo tipo di contratti può essere sottoscritto anche da società operanti in settori diversi che abbiamo uno scopo comune. Per esempio con la finalità di creare sinergie che armonizzino le politiche distributive». (per maggiori informazioni: http://bit.ly/retimp)

Sempre parlando di internazionalizzazione, Antonino Laspina, Coordinamento Marketing ITA-ICE, ha sottolineato il continuo impegno dell’istituzione per favorire la crescita dell’export calzaturiero puntando molto, e sarà così anche nel 2017, sul Road Show – il cui scopo è affiancare le aziende sui temi dell’internazionalizzazione e sostenere quelle realtà che intendono aprirsi ai mercati esteri per individuare nuove opportunità di business – e sull’incoming di buyer internazionali durante theMICAM.

Altro driver fondamentale per incentivare la crescita è stato individuato nel tema della Sostenibilità. Per Federico Brugnoli, CEO Spin 360, l’argomento è caldissimo e l’interesse è in forte crescita. Il richiamo è a compiere azioni reali che portino i calzaturifici, e la filiera in genere, a trasformarsi via via in imprese altamente sostenibili e a non “barare” a riguardo, poiché oggi dirsi sostenibili senza esserlo risulta molto rischioso per l’immagine ma anche per il portafoglio delle aziende. Il percorso verso la sostenibilità è altresì importante se si considerano gli orientamenti della Comunità Europea. È, infatti, molto probabile che in un futuro nemmeno troppo lontano, l’UE emani una legislazione restrittiva rispetto all’ingresso delle merci in Europa.

Ma come è accolto il tema della sostenibilità nel mondo calzaturiero? «Dallo studio commissionato da Assocalzaturifici – spiega Brugnoli – emerge che le aziende Clienti sono quelle che dimostrano di aver colto maggiormente l’orientamento di una “business strategy sostenibile”, soprattutto le fasce alte del mercato. D’altro canto le aziende Produttrici (i calzaturifici) non sembrano aver ancora risposto alle mutate esigenze del mercato, anche in ragione dell’assenza di una strategia complessiva sul tema. Il divario maggiore tra Clienti e Produttori sussiste sugli argomenti per i quali non sono stati sviluppati sul mercato servizi specializzati dai centri tecnologici mappati». (per approfondire: http://bit.ly/stusos)

Infine, l’Online. Molte le voci che si sono riferite al commercio virtuale come arma su cui puntare per sbaragliare i mercati del futuro. A partire da Valentina Visconti, Country Manager Italia vente-privee e Privalia, che ha presentato i servizi dell’outlet di moda e lifestyle online che offre vendite ad evento dei migliori marchi a prezzi imbattibili: «L’online è una vetrina incredibile per ogni brand. Nel nostro caso, per esempio, si ha la possibilità di entrare in contatto con 50 milioni di potenziali clienti e intraprendere attività promozionale in 14 Paesi, oltre a liberarsi dello stock della stagione precedente». Per Alberto Baldan, A.D. La Rinascente, Internet è una scelta obbligata e imprescindibile: «Nei primi 5 minuti del Singles’ Day cinese si è sviluppato un volume di transazioni pari a 1 miliardo di dollari, salito a 4 mld nel giro di 30 minuti. Sono convinto che la struttura produttiva italiana sia molto forte, quello che manca è la capacità di promuovere il settore, soprattutto su Web».

La sfida, perciò, è allearsi e strutturarsi per vendere sempre meglio «il grande valore aggiunto del Made in Italy», per chiudere con le parole di Giulio Di Sabato, Presidente di Assomoda.