Danit Peleg

Pioniera della moda stampata in 3D si può definire la designer israeliana Danit Peleg, prima stilista al mondo, nel 2015, a creare un’intera collezione utilizzando stampanti domestiche 3D. Con il suo team lavora incessantemente, sia per migliorare la qualità dei materiali disponibili, assicurandosi che assomiglino a tessuti esistenti di alta qualità, come la seta e il lino, sia collaborando con le aziende di stampanti 3D per rendere il processo creativo più fluido possibile. A differenza della produzione tradizionale, il processo di stampa 3D produce zero rifiuti e nessun materiale di scarto. Danit utilizza prevalentemente il Filaflex, uno dei materiali più elastici sul mercato al momento. È molto resistente ma anche morbido al tatto e permette, se combinato con altri tessuti dalla struttura flessibile, di ottenere una fluidità e una sensazione piacevoli al contatto con la pelle. Per fare un esempio, ogni singola giacca "Imagine" impiega circa 100 ore per essere stampata, fa parte di un’edizione limitata di soli 100 pezzi, ognuno numerato e venduto a 1.500 dollari. L’esterno della giacca è stampato al 100% in 3D ed è fissato a una fodera in tessuto, è anche possibile scegliere una parola da stampare, sempre in 3D, sul retro. Dopo aver creato il capo al computer, la designer utilizza un software di modellazione 3D, affinché ogni parte si adatti alla misura di stampa, con la possibilità di scegliere una taglia specifica anche per ogni singolo pezzo, così che calzi davvero alla perfezione.

Danit Peleg
Danit Peleg


Yarden Tzarfati

Secondo il principio dello zero waste anche il progetto "UNboxing" della giovanissima Yarden Tzarfati che va a delineare una tecnica di incastro tra pezzi stampati 3D (e riciclabili) ispirati alla cultura giapponese e agli onnipresenti cartoni di packaging. Tra le creazioni, affascinanti abiti – futuribili e romantici allo stesso tempo – e recentemente una linea di occhiali. Materiali prediletti: PETG, Nylon PA12, alluminio e cotone.

Yarden Tzarfati
Yarden Tzarfati
Yarden Tzarfati


Julia Daviy

Per quanto riguarda gli accessori, le borse di Julia Daviy si propongono come le prime "a emissioni zero". Vantano il 92% in meno di emissioni di CO2 rispetto a quelle tradizionali e il resto viene compensato piantando alberi dopo ogni acquisto. Il processo di stampa 3D sostenibile di Julia Daviy include anche un approccio complesso che utilizza stampanti 3D di grande formato, la creazione di un pezzo intero o solo di più parti, l'utilizzo di materiale riciclato nonché la ricerca di una nuova generazione di materiali prodotti biologicamente. Inoltre, insieme ai partner di New Age Lab, la designer ha già provato a utilizzare l'energia solare per stampare in 3D, sviluppando una stazione fotovoltaica portatile che permette così di creare capi moda in qualsiasi posto ci si trovi, anche in montagna o in spiaggia.

Julia Daviy


Zivia Shadiel

Invece i gioielli di Zivia Shadiel sono ispirati al principio del frattale (in quanto forma ripetitiva), interpretati come traduzione del mondo naturale in matematica ordinata, che consente la creazione infinita di forme uniche. I gioielli, realizzati in nylon e stampati in 3D, sono stati progettati su misura in forme e volumi in dialogo con i vari organi del corpo: le dita, il ponte del naso, la parte posteriore dell'orecchio, il piede e il braccio. Gli oggetti, progettati attraverso calcoli matematici e quindi senza sprechi di materiali, si connettono alla struttura corporea incarnando il desiderio di integrazione dell'uomo nella natura.

Zivia Shadiel
Zivia Shadiel


Tidhar Zagagi

Leggermemente fuori tema ma ugualmente suggestivo il progetto "Pixel Shoe" del designer israeliano Tidhar Zagagi che si è ri-inventato come ciabattino 3D in una versione più aggiornata della postazione lustrascarpe di inizio ‘900. Questo è un progetto interattivo e un esperimento sociologico allo stesso tempo: infatti i passanti, sedendosi sul carretto, appoggiano i piedi su una forma che crea un profilo irregolare del piede, e possono definire insieme al designer la forma della suola e scegliendo colore, fit, estetica. A quel punto Tidhar Zagagi realizza la suola in poliuretano coloratissimo, che indurendosi aderisce al calzino e combacia con la pianta del piede. “Pixel Shoe” è un progetto sostenibile, che evidenzia le possibilità dell’industria della moda di creare prodotti con il minimo impatto ambientale. Non è necessaria una fabbrica o un ciclo di produzione per realizzare sneaker originali, ma basta solo una fervida fantasia e, in questo caso, del poliuretano e le calze dei passanti.

Tidhar Zagagi
Tidhar Zagagi
Tidhar Zagagi



Tutti questi progetti 3D hanno in comune il fatto di mostrare un processo innovativo, affascinante e personalizzato, che potrebbe in futuro cambiare radicalmente sia l’approccio creativo che quello d’acquisto: e se un giorno il ruolo dei designer sarà soltanto quello di realizzare milioni di capi diversi e di caricarli sui propri siti web come file da scaricare? O addirittura noi tutti avessimo la possibilità di diventare stilisti di noi stessi, creare e scaricare il pattern di un abito o  accessorio e di stamparcelo a casa?