Expo Riva Show torna ad affrontare un argomento di grande attualità e centralità anche per l’industria calzaturiera come quello della sostenibilità. Lo fa con Alberto Mattiello – business futurist, autore, imprenditore e keynote speaker, nonché membro del comitato scientifico di Expo Riva Schuh – e William Wong – Chairman Federation Hong Kong Brands e Vice Presidente Hong Kong Footwear Association.
Gli ostacoli alla sostenibilità
Wong, che nel 2012 è stato tra i co-fondatori del ‘Global Footwear Sustainability Summit’ – una delle conferenze più importanti del settore – è partito dalla considerazione del fatto che ancora oggi uno dei grandi ostacoli a un approccio sostenibile dell’industria calzaturiera è rappresentato dai costi, ancora troppo elevati per molte aziende e retailer. Un altro fattore da considerare è poi la complessità del prodotto-scarpa, ottenuto impiegando materiali e componenti diversi, non sempre facilmente separabili e riciclabili. Sul fronte della distribuzione, vanno inoltre considerati aspetti come i materiali utilizzati per il packaging, la logistica e i prodotti che non possono essere più venduti e da destinare alla distruzione o a scopi sociali.La spinta verso una produzione e commercializzazione di calzature più sostenibile si scontra poi con i nuovi trend di acquisto del consumatore legati soprattutto allo sviluppo dell’e-commerce, e caratterizzati da tempi di consegna del prodotto ‘at home’ sempre più rapidi, così come la possibilità di cambio e resi gratuiti e veloci. Secondo Wong, la chiave per conciliare queste due opposte esigenze sta nella capacità di ‘educare’ il consumatore, facendogli comprendere che la tutela della salute del pianeta passa attraverso tante piccole azioni che ognuno di noi può e deve considerare. “La politica di molti e-tailer di individuare il giusto fitting per la calzatura, offrendo la possibilità al consumatore di ordinare gratuitamente due o tre numerazioni differenti dello stesso modello genera costi e sprechi legati alla politica dei resi dei prodotti scartati e al packaging. Il consumatore deve essere reso consapevole che queste politiche sono nocive per l’ambiente. La politica dei resi negli acquisti online va anche affrontata investendo in tecnologia e nelle applicazioni digitali, perché oggi sono disponibili efficaci sistemi di individuazione del giusto fitting che guidano il consumatore nell’acquisto della calzatura giusta” – afferma William Wong.
Linee-guida verso una produzione sostenibile
Le linee-guida suggerite da Wong per disegnare, produrre e distribuire calzature in modo sostenibile ed efficiente vanno in direzione di una calzatura che impiega il minor numero possibile di materiali: “Con i miei collaboratori stiamo studiando una calzatura che impieghi un solo materiale per la tomaia e uno per la suola, il che permetterebbe di separare facilmente i materiali impiegati e di riciclarli più facilmente al fine-vita del prodotto”.
Si guarda anche a un sistema che, sfruttando la moderna tecnologia, permetta di dislocare la produzione in differenti Paesi nel mondo seguendo criteri di efficienza. “Non bisogna pensare ad un sistema produttivo concentrato completamente in un solo Paese. Piuttosto, l’idea è di produrre massimizzando l’efficienza e minimizzando i costi: quindi, la tomaia in paesi con un’elevata disponibilità di materie prime a basso costo e di manodopera specializzata. Penso a paesi come il Bangladesh, l’India, il Vietnam o la Turchia, dove possono essere eseguite fasi ad alta incidenza di costo come l’orlatura; qui, le tomaie possono essere stoccate facilmente e poi spedite a costi ridotti in altri paesi più vicini ai mercati di consumo come l’Europa, dove vengono assemblate e confezionate in modo robotizzato per la messa sul mercato. Tutto questo può incidere in modo significativo sui costi di produzione, di logistica e spedizione, e sul fronte della sostenibilità”.
L’intelligenza artificiale, la robotica, la logistica digitale, il controllo della blockchain possono quindi andare a supportare un nuovo modello di produzione dislocato in diversi paesi nel mondo.
Alla base però di questa trasformazione verso una produzione più sostenibile, digitalizzata e robotizzata ci deve sempre essere la comunicazione, perché il consumatore deve essere consapevole del valore aggiunto generato e dimostrarsi disposto a pagare di più per un prodotto sostenibile, rispettoso dell’uomo e del pianeta.