15 maggio 2020 – aggiornamento

È stato pubblicato oggi, sul sito INAIL, un comunicato stampa in cui si risponde con chiarezza a uno dei punti ancora poco chiari rispetto all’emergenza sanitaria in corso: il datore di lavoro può essere considerato responsabile del contagio di uno dei suoi dipendenti, anche quando avesse adottato in azienda tutti gli accorgimenti prescritti?
Le precisazioni del sito INAIL fugano ogni dubbio sin dal titolo: “L’infortunio sul lavoro per Covid-19 non è collegato alla responsabilità penale e civile del datore di lavoro”. 
Le motivazioni sono altrettanto precise e chiariscono che “dal riconoscimento come infortunio sul lavoro non discende automaticamente l’accertamento della responsabilità civile o penale in capo al datore di lavoro. Sono diversi i presupposti per l’erogazione di un indennizzo Inail per la tutela relativa agli infortuni sul lavoro e quelli per il riconoscimento della responsabilità civile e penale del datore di lavoro che non abbia rispettato le norme a tutela della salute e sicurezza sul lavoro”.
Si ribadisce, in buona sostanza, che il riconoscimento dell’infortunio da parte dell’Istituto non assume alcun rilievo per sostenere l’accusa in sede penale, oltre a risultare molto difficile, in questo periodo, individuare la colpa o il dolo del datore di lavoro vista “la mutevolezza delle prescrizioni da adottare sui luoghi di lavoro”.


12 maggio 2020

 

Le aziende manifatturiere, e in particolare le fabbriche dei nostri settori, hanno potuto riprendere l’attività a partire da lunedì 4 Maggio, in tutta Italia. È, però, chiaro a tutti che il problema COVID-19 ci accompagnerà ancora per diversi mesi e dovremo imparare a convivere, in maniera attenta e responsabile, con questa minaccia. Già da diverse settimane si parla di Protocolli di sicurezza aziendale Anti-Contagio (di seguito Protocollo), uno dei temi importanti dei prossimi mesi. Un Protocollo è un insieme di regole che un’azienda decide di fare proprie per assicurare la salvaguardia della salute delle persone che lavorano per e con essa. La priorità per la salute pubblica è evitare una ripresa dei contagi, ovvero mettere in atto ogni strategia che eviti la promozione di “focolai di trasmissione”, cioè luoghi ove il virus possa propagarsi tra le persone.

Informare e formare
In definitiva è chiaro che, aldilà dei dispositivi di protezione e dei litri di prodotti per la pulizia e la disinfezione che verranno usati, il tema centrale, oggi, è quello di chiarire a tutti – al datore di lavoro, così come agli impiegati – quali sono i rischi e quali le misure da adottare per affrontarli. Questo articolo vuole fornire un piccolo contributo mettendo a disposizione dei lettori l’esperienza maturata da chi lo ha preparato, in questi giorni in cui il tema centrale è capire come sia possibile riprendere il lavoro in sicurezza.

Evitare il Contagio
Questo l’obiettivo finale: prevenire la trasmissione del virus. Per farlo è fondamentale capire come si trasmette il virus. Il sito salute.gov.it ci spiega che “la via primaria sono le goccioline del respiro delle persone infette”.
Come fanno queste goccioline invisibili a trasmettere il virus che si trova al loro interno?

Per via diretta, cioè da una persona infetta ad una sana. Ecco perché si raccomanda di:
– mantenere una distanza minima tra le persone
– indossare le mascherine chirurgiche
Proprio per evitare il rischio che le goccioline uscite da bocca e naso di una persona positiva arrivino a bocca, naso e occhi di una persona sana.

Per via indiretta, cioè attraverso un oggetto sul quale viene depositato da una persona infetta e successivamente prelevato da una persona sana. Ecco perché si raccomanda di:
– pulire le mani frequentemente (lavarle con il sapone o con il gel a base alcolica)
– evitare di portare le mani alla bocca, al naso e agli occhi
– rimuovere il virus dalle superfici, dagli oggetti di uso comune, dai documenti
Il virus può essere ucciso sia dai disinfettanti a base alcol al 75%, sia da quelli a base cloro all’0,5%.

Il distanziamento
Nel momento in cui scriviamo non c’è accordo sull’effettiva distanza da mantenere: in alcuni documenti si dice 1 metro, in altri si parla di 1,5 metri, e in altri ancora di 2 metri.

Di certo è necessario […]

 

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