Ma come funziona? Lo chiediamo a Giorgio Raccanelli, fondatore di Trya, da noi intervistato all’ultima edizione di the MICAM. “E’ facilissimo. – ci risponde – Si scarica l’app, ci si registra, si fotografa il piede a 360° gradi, si ottiene la biometria 3D del piede e si può fare subito shopping. L’applicazione confronta automaticamente l’immagine tridimensionale del piede e quella del modello prescelto, dicendovi come calzerà, oppure può proporvi direttamente la calzatura che si adatta meglio alla vostra forma”.
Sembra facile…
“Lo è dal punto di vista dell’utilizzo, ma la tecnologia che c’è alle spalle è molto complessa. E’ la sintesi di competenze che abbiamo sviluppato nel corso degli anni nell’ambito della computer vision, grazie alle competenze del cofounder Pietro Donaggio e nell’ambiente dell’informatica del cofounder Matteo Magrin. Per quanto mi riguarda il mio background, invece, l’azienda per cui lavoravo in precedenza era specializzata in sistemi di videosorveglianza e mi ha offerto l’opportunità di fare ricerca con importanti partner: l’Università di Padova e l’Università di Cambridge, dove con il prof. Roberto Cipolla, esperto in computer vision e robotica, e luminare del 3D, abbiamo creato un software che permetteva di sviluppare una immagine 3D grazie al riconoscimento delle immagini a due dimensioni. Pubblicata la ricerca, è stato proprio il prof. Cipolla a consigliarmi di creare una start up per dare un prosieguo industriale alla nostra esperienza”.
E quindi si arriva a Snapfeet?
“Ci siamo arrivati per gradi. In un primo momento, ci siamo rivolti alle aziende che producevano calzature su misura: pensavamo che il nostro software fosse l’ideale per questo task. Poi ci siamo resi conto che, vista l’enorme diffusione degli smrtphone in Italia, sarebbe stato meglio utilizzare questa interfaccia”.
Nel frattempo è cambiato anche il modello di business…
“Dal B2B puro, dal proporre alle aziende di usare la nostra tecnologia, siamo passati ad usarla noi per loro, a vendere le loro scarpe con la nostra tecnologia. A noi servono solamente le forme per poter sviluppare la biometria della scarpa… il catalogo, le foto, ecc. le mettiamo nella nostra applicazione e le vendiamo per conto dei nostri clienti. Adesso il marketplace è il primo touch point: l’azienda non ha più stress, pensiamo noi a tutto”:
Questo per i brand e le aziende. Ma il retail?
“Anche i negozi possono usufruire della nostra tecnologia. Le faccio un esempio: mi ha contattato un negozio di calzature da calcio 4.0. Il concept del negozio prevede in esposizione solo qualche modello, nella taglia di base. Grazie all’applicazione il cliente può ordinare la scarpa giusta nello store e riceverla non appena sarà stata realizzata sulla sua forma. Il massimo della personalizzazione”.
Quali sono i vostri clienti oggi?
“Soprattutto aziende della Riviera del Brenta e delle Marche, ma io ed i miei soci contiamo presto di aprirci anche all’estero”.
Ci sono altri competitor che stanno sviluppando software per la misurazione del piede, Snapfeet cos’ha di diverso?
“I nostri competitor hanno puntato su una tecnologia statistica: da loro vincono le misure, da noi il 3D. C’è un valore aggiunto nel 3D: ad esempio, per i bambini. Fare un data base per gli adulti è semplice, ma con un piede in continua crescita questo approccio è inefficace… Inoltre il 3D è essenziale per il mercato nascente della mass customization”.