Rallentamento del trend di crescita rispetto al biennio 2010-2011, ma segnali positivi di ripresa soprattutto per le aziende più dinamiche ed efficienti

Sono questi gli elementi cruciali che scaturiscono dallo Shoe Report 2013, il Rapporto Annuale sullo stato del sistema calzaturiero italiano e sul suo contributo al rafforzamento del made-in-Italy, presentato da Assocalzaturifici a Roma.

Giunto alla sua quinta edizione, il Rapporto rappresenta un’analisi di approfondimento sulle dinamiche congiunturali con l’obiettivo di far comprendere l’andamento del settore calzaturiero. Si tratta di un modo per far conoscere quale sia e quale potrà essere il contributo del settore calzaturiero alla crescita economica e sociale del Paese, nonostante si assista ad un rallentamento del trend di crescita. Basti pensare che il totale dei volumi esportati nel 2012 è diminuito del 6,4% rispetto all’anno precedente, nonostante tale segno negativo sia stato compensato da una crescita del valore delle esportazioni, che ha registrato un aumento del 2,5%.

Il 94% dell’export italiano proviene dalle sette principali regioni a vocazione calzaturiera. In particolare le prime quattro – Veneto, Toscana, Marche e Lombardia, in ordine di fatturato estero – coprono ben l’80% delle vendite oltre confine. Queste regioni hanno dimostrato la tenuta del manifatturiero italiano nonostante la difficoltà dei mercati, recuperando oppure superando a fine 2012 i livelli pre crisi.

Sul fronte interno perdura un andamento di segno negativo sia nei dati relativi alle quantità consumate (-3,6%) sia in quelli relativi al valore (-4,2%), sebbene l’andamento del saldo commerciale netto registri un aumento del 12,4%. Tale andamento sarebbe confermato anche dalle proiezioni per i primi tre mesi del 2013, soprattutto per quanto riguarda i consumi interni (scesi del -4,7% in volume), a fronte di un aumento della domanda estera in valore pari al 2,1% e di una diminuzione in quantità pari allo 0,5%.

Sebbene la situazione interna continui a preoccuparci a causa della perdurante contrazione dei consumi – commenta Cleto Sagripanti, presidente di Assocalzaturifici – siamo convinti che tale situazione economica pone le aziende di fronte alla necessità di fronteggiare tale congiuntura negativa con proattività e decisione. Dal Rapporto emerge che la crisi contribuisce a selezionare le aziende più dinamiche ed efficienti rispetto alle altre, oltre a significare necessariamente un cambiamento dei modi di produrre e della distribuzione. È questa una sfida che rappresenta però una grande opportunità, da cui innescare il circolo virtuoso della ripresa

Tra il 2000 e il 2012, si è registrata una sostanziale riduzione del numero di imprese calzaturiere pari al 29,2%, con un parallelo decremento del numero di addetti pari a 29,9%. Ancor più significativo il ridimensionamento dei volumi prodotti (-49%), nonostante la compensazione sul fronte del valore dell’export, che registra un aumento del 16% (crescita in valore pari al 14,7% per il mercato russo, 17,1% per il Giappone, 20,4% per Hong Kong, 25,0% per Corea del Sud e 40,7% per la Cina).