Essere più competitivi è la ragione che muove il 57,7% delle imprese a fare investimenti aziendali verso percorsi sempre più sostenibili – come emerge dal Report Moda e Sostenibilità 2022 di Cikis, società di consulenza specializzata in sostenibilità. La competitività è inevitabilmente legata alle richieste da parte del mercato: la crescente sensibilità dei consumatori nei confronti di scelte etiche e green è, infatti, un motivo sufficiente per scegliere di investire per il 32% delle aziende. Per un’azienda su dieci, invece, la necessità di essere competitivi è legata all’ottimizzazione dei processi produttivi, a dimostrazione che esiste un forte legame tra sostenibilità, efficienza e vantaggi economici.
In ogni caso, quello che si sta registrando è un processo di crescita e di interesse nei confronti delle pratiche sostenibili e, come afferma Serena Moro, Founder di Cikis, “oggi in Italia il 99% delle aziende di moda investe in sostenibilità o ha intenzione di farlo, a conferma che una svolta green è sempre più richiesta e apprezzata: già l’anno scorso le aziende che investivano in sostenibilità erano l’89%, ben il 45% in più rispetto al 2020”.
Ma il concetto di sostenibilità e l’attenzione nei confronti dell’ambiente sta uscendo dalle aziende, diventando sempre di più una tendenza globale e andando a coinvolgere tanti altri settori, tra cui quello delle fiere. Le prime conferme a tal proposito giungono dal report rilasciato da UFI – the Global Association of the Exhibition Industry: ben 7 espositori su 10 (73% del totale) affermano che la propria azienda sta adottando misure per accrescere il proprio tasso di sostenibilità. Inoltre, il 73% degli espositori e dei visitatori è d’accordo sull’importanza che una fiera mostri una forte attenzione verso la tutela dell’ambiente. Allo stesso tempo, il 34% degli espositori e il 36% dei visitatori dichiara che non parteciperebbe a una fiera che non dimostri un approccio prettamente sostenibile. E ancora, il 58% tra espositori e visitatori ritiene che migliorare l’impatto ambientale delle fiere diventerà sempre più importante per il successo a lungo termine del settore.
Il settore moda, secondo Fashion on Climate, deve agire in modo sistemico lungo l’intera supply chain. Inizia ad emergere, per esempio, una parziale consapevolezza sull’importanza della scelta dei materiali: il 48% delle aziende ha dichiarato di aver introdotto o incrementato l’utilizzo di materiali preferred, ovvero materiali a ridotto impatto ambientale o che tutelano i diritti sociali. Solo il 16,8% di queste, però, li ha integrati per più del 75% sulla collezione totale. Il 47,4%, invece, li ha introdotti per meno del 25%. Lo stesso approccio in fatto di materiali, allestimenti e progetti a impatto zero lo sta tenendo il settore fieristico e, finalmente, si trovano sempre più partner che offrono soluzioni eco-friendly. I grandi eventi internazionali si stanno adattando a questo nuovo trend e anche in Italia organizzatori di fiere, espositori, professionisti e anche visitatori stanno iniziando a prestare sempre più attenzione alle tematiche etiche e ambientali. A livello operativo, le costruzioni verranno effettuate attraverso materiali ecosostenibili e l’auspicio è che il futuro delle fiere sia sempre più sostenibile. Ogni aspetto deve essere curato per far sì che tutti gli eventi abbiano un impatto minimo sull’ambiente.
Tornando alle aziende di moda – sempre secondo il Report di Cikis – ancora poco sentita sembra essere l’importanza dell’economia circolare, citata come priorità solo dal 7,4% delle aziende, percentuale che investe in sistemi di vendita dell’usato, riparazione o design circolare. Pochissime aziende (2%), inoltre, investono in compensazione delle emissioni. Se si parla di tutela dei lavoratori e di welfare aziendale, invece, la sensibilità è in aumento: gli investimenti in ambito sociale nel mondo della moda salgono al 40%, con un incremento del 66,7% rispetto al 2021. Nota negativa, però, è che la maggior parte delle persone che confezionano vestiti in varie parti del mondo ancora non guadagnano un salario dignitoso. Gli orari di lavoro sono estenuanti, gli ambienti non sono sempre salubri e in molti paesi è ancora legale il lavoro minorile. Perciò i marchi si sforzano di essere sempre più consapevoli riguardo la provenienza delle materie prime e da chi sono confezionati i prodotti finiti. E per questo motivo il tema della tracciabilità sta diventando preponderante all’interno del più grande concetto di sostenibilità.
Calano le aziende che possono vantare un livello di sostenibilità avanzato, circa -15%. Tra le aziende che investono in sostenibilità sono molte meno quelle che hanno davvero consapevolezza di quali siano le pratiche che, se messe in atto, hanno un peso importante sull’impatto ambientale e sociale. Cambiare packaging e fare la raccolta differenziata negli uffici, ad esempio, non è abbastanza per classificarsi ad un livello avanzato di sostenibilità. Quindi, ci troviamo in una situazione complessa e, talvolta, disequilibrata: da una parte l’esempio virtuoso dalle grandi aziende, che registrano una maggiore percentuale di pratiche rilevanti. La ragione è semplice: per via di maggiori disponibilità finanziarie e di filiere molto più complesse, in queste aziende è presente un team dedicato alla transizione sostenibile, in grado di gestire un numero maggiore di pratiche sostenibili e con maggiore efficacia. Dall’altra parte sono in aumento le aziende che si trovano a un livello base o intermedio e aumenta il divario tra chi ha maggiore consapevolezza in quello che davvero significa essere sostenibili e chi, invece, muove solo i primi passi. Per queste ultime aziende aumenta il rischio di greenwashing, dovuto a una sopravvalutazione della rilevanza delle pratiche implementate o alla scarsità di fondi da investire nell’immediato.
Ma investire in sostenibilità conviene perché nel prossimo futuro le realtà che sopravviveranno saranno quelle green, predisposte all’utilizzo di tecnologie e metodi sostenibili. La possibilità stessa di poter accedere a determinati fondi e investimenti dipenderà dal grado di sostenibilità dimostrato dall’azienda, mentre le altre rimarranno inevitabilmente tagliate fuori. Il mondo si sta evolvendo e ci porta a dover adottare soluzioni diverse, cambiare la mentalità e gli approcci, vedere tutte le cose dalla prospettiva della sostenibilità e agire concretamente in quella direzione.