Che cosa ha comportato questo periodo di lockdown per una realtà grande e articolata come la vostra, che opera sia sul fronte della produzione, che su quello della distribuzione?

La nostra prima preoccupazione è stata quella di salvaguardare la salute dei dipendenti e delle loro famiglie, con un pensiero preoccupato anche a tutti i nostri clienti, seguendo senza indugio le indicazioni governative. Tutto avrei potuto pensare tranne di dover fronteggiare una simile emergenza: in cinquant’anni di storia aziendale è stata la prima volta in cui ci siamo fermati e, al di là delle importanti perdite economiche e degli enormi disagi organizzativi, ci siamo ritrovati in una situazione per noi totalmente nuova, per cause di forza maggiore, dominati inizialmente da un senso d’impotenza ed incertezza.

Quali strategie avete adottato per rispondere alle nuove esigenze legate alla ripresa delle attività dopo l’emergenza Covid)?

Sul fronte produttivo ci siamo dovuti inevitabilmente fermare ma decidendo inizialmente di impiegare il periodo di chiusura per sanificare ed adeguare gli ambienti di lavoro ai nuovi parametri igienico-sanitari previsti, per garantire il corretto distanziamento interpersonale e la corretta fruibilità dei servizi aziendali a tutti i dipendenti, una volta riaperti i cancelli. Contemporaneamente abbiamo anticipato le operazioni di manutenzione degli impianti apportando alcune migliorie tecniche alle nostre linee produttive. Sul fronte distributivo, ci siamo da subito messi al fianco dei nostri clienti, supportandoli in questo momento difficile attraverso una specifica strategia commerciale volta non solo a contribuire economicamente al loro disagio ma anche e soprattutto ad elaborare nuove idee e prospettive per il nostro futuro comune. Invece di chiuderci in strategie di difesa e contenimento dei danni, abbiamo investito in un’importante campagna mediatica che ha interessato i nostri marchi principali, Primigi, Igi&co ed Enval Soft, con l’obiettivo di coinvolgere nella stessa tutti gli attori del processo distributivo, azienda, negozianti, affiliati e consumatori. Con il supporto di tutti, in buona sostanza, abbiamo deciso di lavorare e seminare il terreno anche nel suo momento di apparente maggiore sterilità, imponendoci di guardare al futuro con possibilismo. Lo sforzo è stato enorme, sotto ogni punto di vista, ma la clientela ha reagito in modo estremamente positivo, rinsaldando ancora una volta il forte legame tra noi in essere.

Quali sono le difficoltà maggiori che vi trovate ad affrontare in questo momento, ma anche quali opportunità ritiene che questa situazione abbia creato?

Le maggiori difficoltà sono senza dubbio di carattere operativo: nuovi turni produttivi, nuove prescrizioni da seguire sui luoghi di lavoro e un modo nuovo di approcciare e confrontarsi con i consumatori nei punti vendita. Come tutti i momenti di grande difficoltà collettiva, anche questa pandemia genererà nuove opportunità per chi saprà coglierle: servono buone idee, voglia di fare e disponibilità ad investire nel nuovo che avanza.

 Pensa che il periodo che stiamo vivendo abbia modificato le abitudini d’acquisto dei consumatori e i prodotti che desiderano comprare?

Sicuramente sì, nulla sarà più come prima, anche se a mio giudizio le rivoluzioni erano già in essere prima dell’arrivo del Covid-19. Una profonda modificazione delle abitudini d’acquisto era già in atto da anni, il virus non ha fatto altro che accelerare questo processo, dando sempre più spazio alla specializzazione distributiva e ad i nuovi canali digitali.

 In che modo vi siete organizzati per rispondere a questi cambiamenti?

Crediamo molto nell’implementazione e nel miglioramento dei nostri negozi monomarca e dell’on-line, ma siamo contestualmente convinti dell’importanza di individuare un percorso comune con i nostri clienti multibrand (coinvolgendo in particolare tutti quelli che svolgono un attento presidio del loro territorio).  L’obiettivo delle diverse forme distributive resta infatti lo stesso: la soddisfazione delle esigenze, sempre più articolate dei nostri consumatori, qualunque sia il luogo, fisico o virtuale, in cui essi desiderino portare a termine il proprio acquisto. Sono ancora una volta i consumatori quindi a dover essere posti al centro della scena e siamo noi a doverli seguire.

 Ritiene che nell’era post Covid debbano essere ripensati i tempi del sistema moda (presentazione collezioni, saldi, riassortimenti)?

Probabilmente sarà inevitabile, almeno nelle prossime stagioni. C’è in atto un grosso cambiamento che probabilmente riscandirà i tempi degli acquisti in base al naturale susseguirsi delle stagioni e alle reali esigenze del consumo.

 Come pensa che cambierà la politica dei prezzi?

La pandemia ha messo in seria difficoltà economica molte famiglie, in tutto il mondo. Questo potrebbe far pensare ad un’ulteriore contrazione dei prezzi al pubblico ma io sarei più propenso a credere che, nella maggior parte dei casi, riscopriremo il gusto di fare qualche acquisto in meno ma di maggior qualità, premiando le Marche con una storia di vicinanza e trasparenza nei confronti del consumatore.

Quale ruolo pensa debbano avere le fiere di settore nel prossimo futuro?

Le fiere sono per loro natura un luogo di incontro, scambio e interazione, ci vorrà quindi del tempo purtroppo per ridare slancio ad una partecipazione importante di buyer ed addetti alle nostre fiere di settore, e ritengo che anche l’organizzazione delle stesse debba subire un ripensamento.