La 55.ma edizione della manifestazione che porta il made in Italy calzaturiero in Russia, dopo due anni di slittamenti ed un presidio digitale che ha permesso alla community di riferimento di continuare a dialogare a distanza, è tornata in presenza confermando la voglia di aziende e buyer di confrontarsi dal vivo e fare affari. Organizzata da BolognaFiere all'expocentre di Mosca con il supporto di Assocalzaturifici e la sinergia di ITA-Italian Trade Agency, nonostante il momento ancora difficoltoso per l'evoluzione pandemica in Russia, alla vigilia di un nuovo lockdow, contrariamente alle premesse ha dimostrato un andamento dinamico e un numero significativo di presenze. I segnali d'altronde si erano già visti all'edizione di Micam di settembre salutata dal ritorno dei buyer russi, e ora da Mosca è arrivata la conferma della rinnovata voglia di made in Italy da parte degli operatori del paese e della CSI.
“Obuv ha registrato un'ottima affluenza, la maggiore delle ultime edizioni, con una crescita del +25-30% delle presenze – dichiara Matteo Scarparo, responsabile Global Trade Unit di Assocalzaturifici – la quantità di ordini è stata buona, anche se su volumi più bassi, tuttavia, il fatto che ci siano stati più buyer in fiera fanno pensare ad una crescita che è allineata al trend di crescita delle nostre esportazioni nel paese e in CSI”. Secondo i dati di Istat, infatti, nei primi sette mesi del 2021 il made in Italy calzaturiero ha esportato in Russia 2 milioni di paia (che arrivano a 2,7 milioni di paia compresa la CSI) per un valore di 112 milioni di euro, +35% rispetto all'analogo periodo del 2020, dati che evidenziano un rapido trend di avvicinamento ai livelli pre-Covid e fanno della Russia la 9a destinazione dell'export italiano.
Sul fronte russo, i dati delle dogane russe confermano il trend: nei primi sette mesi del 2021 le importazioni dall'Italia hanno evidenziato una crescita significativa del 46,6% rispetto allo stesso periodo del 2020 per un valore di 167,7 milioni di euro e una quota del mercato del 10,5% che posiziona il Bel Paese come terzo fornitore della Russia.
Positivi i commenti da parte delle aziende italiane in fiera, più di ottanta, che hanno anche apprezzato l'invito da parte di ICE di una delegazione di operatori russi e bielorussi provenienti da diverse città della Federazione Russa e Bielorussa. “Non è andata male: nonostante il rischio collegato alla prospettiva del lockdoown in fiera si è lavorato bene. – dichiara Marino Fabiani titolare dell'omonimo calzaturificio – Dopo tanto tempo che sono stati fermi, gli operatori russi si stanno preparando alla nuova stagione estiva ricercando prodotti di alta gamma e lusso, con forte contenuto moda, che sono da sempre espressione del bello e ben fatto del made in Italy. Prima della partenza alla fiera ci eravamo posti un obiettivo commerciale che poi, abbiamo superato del 50%: siamo soddisfatti di essere andati oltre alle nostre attese”.
Dopo la fase di riorganizzazione del retail russo della calzatura che ha preso avvio dal 2013, il mercato russo attualmente è complicato da alcune misure protezionistiche e di controllo adottate dal Governo russo, come la marcatura obbligatoria,misure che però durante le fasi dei lockdown precedenti (e si preved anceh in futuro nel caso venga confermato un altro lockdown) “sono state parzialmente compensate dalla crescita esponenziale dei canali digitali. – commenta Siro Badon, Presidente di Assocalzaturifici – Piattaforme come Ozon.ru, lamoda.ru e wildberriers.ru hanno guadagnato quote di mercato, ma hanno aiutato anche il retail tradizionale ad eveolversi. Ora quasi tutti i clienti utlizzano i social meda per vendere e promuovere i propri prodotti. Questo apre nuove opportunità che la nostra manifestazione intercetta perché è il più importante evento B2B riconosciuto in tutto il paese come punto di riferimento indiscusso per chi vuole introdurre il prodotto calzaturiero italiano nel mercato”.