La manifestazione di Assocalzaturifici, che da anni promuove il Made in Italy di qualità sul mercato tedesco, ha puntato una volta di più per il 2020 a diventare un appuntamento di business e in grado di rispondere alle reali esigenze delle aziende partecipanti e agli operatori dell’area interessata. Per questo motivo, la rassegna si concentrerà a marzo in sole due date, come di consueto al MOC (Munich Order Centre), il polo espositivo di Monaco di Baviera, consentendo ai buyer una visita più mirata e meno dispersiva. Per quanto riguarda, invece, il secondo semestre, Moda Made in Italy ha in programma di posticipare le date al 4-6 ottobre 2020, con un timing condizionato dall’Oktoberfest con il suo enorme afflusso di visitatori, ma soprattutto con la volontà di mantenere il ruolo dell’evento di Monaco quale ultima occasione della stagione moda per valutare con calma, al termine di un calendario fieristico fitto di appuntamenti internazionali e con alla mano i primi dati di vendita della stagione in corso, cosa comprare e come mettere a punto la collezione finale. I cambiamenti nel calendario fieristico degli ultimi anni e le difficili dinamiche delle vendite hanno, infatti, portato le aziende calzaturiere a rinunciare a scelte coraggiose, in favore di prodotti più “sicuri”.
Moda Made in Italy proporrà le collezioni invernali 2020/21 di 145 marchi, i cui prodotti di eccellenza calzaturiera italiana sono rivolti in particolare a paesi come Germania, Austria e Svizzera. Il mercato tedesco resta, infatti, cruciale l’export di calzature italiano, nonostante il periodo poco dinamico a livello commerciale. Nel 2018 l’Italia ha esportato in Germania quasi 34 milioni di paia di calzature, per un valore complessivo di oltre un miliardo di Euro. La Germania l’anno scorso si è confermata il secondo mercato in quantità e il terzo in valore nella graduatoria dei Paesi di destinazione. I dati dei primi cinque mesi del 2019 appaiono meno pesanti rispetto a quelli del primo trimestre, con un -6% in volume compensato dall’aumento del prezzo medio, che ha consentito di pareggiare in valore i livelli dei primi cinque mesi del 2018.