Signor Ferracuti, qual è la storia di Missouri?

“La nostra è una impresa al tempo stesso industria e famigliare: fondata nel 1971 da mio padre Sergio assieme ai suoi due fratelli, oggi su trenta dipendenti ne annovera 9 di famiglia. E' la passione per la scarpa da bambino di lusso che ci accomuna e la volontà di restare in Italia, di fare dell'italianità il nostro primo valore, rifacendoci alla nostra grande tradizione artigianale e nella scelta di utilizzare esclusivamente materia prima proveniente dal nostro paese. Invece di puntare sui grandi quantitativi, abbiamo scelto la strada della qualità e i risultati non sono mancati, sia col successo del brand Missouri, sia col fatto che molte griffe della moda ci hanno scelto per produrre le loro linee di calzature bimbo”.

Qual è l'identità della scarpa Missouri?

“Nonostante le tipologie spazino a 360° dalla sportiva a quella per la scuola, la prima identità della scarpa Missouri è da cerimonia, per le grandi occasioni. In particolare, molti dei nostri modelli hanno il tacchetto, che è insolito per la calzatura da bambino, ma che piace soprattutto a mercati come la Russia, i Paesi arabi, l'UK e la Francia, tra le nostre prime destinazioni. Dallo stile ricercato e con materiali di prima qualità, le nostre scarpe hanno una vocazione alla customizzazione: molte delle nostre creazioni sono infatti frutto del dialogo esclusivo con i clienti e di loro specifiche richieste. Le nostre scarpe si possono trovare in boutique specializzate nella calzatura bambino e in corner Missouri in località come Montecarlo, Dubai, Mosca”.

Ci può dare qualche anticipazione sulla prossima collezione invernale di Missouri?

“Ci sarà tanto nero, ma anche colori, pellami laminati e ricami particolari”.

Qual è invece la vostra politica sulle licenze?

“In passato abbiamo avuto la licenza di Ermanno Scervino Junior, da diverse stagioni invece curiamo Araia Kid, che ha un prodotto più street, con una declinazione sportiva e legato al mondo dei teenager, che ci permette di esplorare un'altra fascia di pubblico rispetto a quella di Missouri. E' nel nostro dna dialogare con i grandi marchi e non escludiamo per il futuro di ottenere nuove licenze”.

Attraverso quali canali di distribuzione vi affidate?

“Partecipiamo alle principali fiere di settore, Pitti Bimbo, Micam e CPM a Mosca. Abbiamo uno showroom a Milano e nell'ultimo anno, complice la crisi innescata dal Covid-19, abbiamo puntato molto sul canale digitale, sviluppando lo showroom virtuale che avevamo lanciato nella seconda metà del 2019. Sempre per il digitale, siamo anche presenti sulla piattaforma e-commerce NUOrder di Micam dove per ora non abbiamo ottenuto esaltanti feedback, forse per la tipologia di prodotto. E contiamo anche di entrare sulla piattaforma di Pitti Bimbo su Pitti Connect alla prossima edizione”.

Quanto conta per Missouri lavorare all'interno di un distretto dall'alta vocazione per la calzatura da bambino come quello di Monte Urano?

“Per noi è sicuramente importante poter fare affidamento su una rete di aziende e laboratori con una grande e specifica esperienza nel campo della calzatura da bambino: purtroppo molte di queste realtà rischiano la chiusura a seguito della pandemia. Le faccio un esempio: qui c'era un magazzino di pellami dove ci rifornivamo che ha chiuso, ora dovendoci rivolegere direttamente alle concerie i nostri tempi di programmazione della produzione si dovranno allungare”.

Quali sono i vostri obiettivi per il futuro?

“Vista la situazione, puntiamo a consolidare la nostra clientela che, nonostante la crisi, non ci ha abbandonato. E poi contiamo di avviare nuove collaborazioni con altre griffe del mondo della moda bambino”.