Imprenditrice italiana e amministratore unico di Parabiago Collezioni Srl, Giovanna Ceolini ha speso la sua intera vita professionale nel settore della calzatura nella sua natale Parabiago, cuore dell’importante distretto calzaturiero dell’Alto Milanese. Inizialmente ricopre il ruolo di responsabile campionari e vendite presso il calzaturificio Cele Ferrario, diventa poi direttore generale alla Conceria Buscatese ed infine nel 1995 arriva la sua prima attività imprenditoriale con Karl Schlecht e Thierry Rabotin e fonda il proprio calzaturificio nel 1999, con il nome Parabiago Collezioni. In ambito confidustriale ricopre il ruolo di Presidente del Gruppo Calzaturiero Confindustria Alto Milanese.

 

Signora Ceolini, l’Europa rappresenta ancora il principale mercato per la calzatura italiana: qual è il trend delle esportazioni verso le principali destinazioni?

“Il primo semestre 2019 ha registrato una incoraggiante crescita a valore (+7,1%) dell’export italiano, con un prezzo medio salito a 47,55 euro/paio (+8,2%) a fronte di una leggera contrazione a volume (-0,9%).

L’Europa è da sempre il mercato principale. Sono stati venduti sui mercati dell’Unione Europea 72,5 milioni di paia di calzature (su 107 milioni totali nel semestre), per poco meno di 2,5 miliardi di euro (+0,6% in quantità e +3,9% in valore). Quasi 7 scarpe su 10 esportate hanno avuto come destinazione uno dei partner comunitari e la metà dei primi 20 mercati di sbocco è un membro UE.

Buone le performance verso la Francia (+11,8% a valore e +13,4% a quantità) e trend moderatamante favorevoli (attorno al +4% in valore) per Regno Unito e Spagna, a fronte di flessioni in Germania (-8% a volume e -2,4% a valore), Paesi Bassi e Belgio.

A livello distrettuale si osserva come per Veneto, Puglia ed Emilia Romagna i flussi verso i mercati UE coprano più del 60% del totale valore regionale. Toscana e Lombardia sono invece, tra le 7 a vocazione calzaturiera, le regioni “meno votate” all’Unione.

Vanno poi considerati i flussi verso i mercati europei non UE (tra cui primeggia la Svizzera, cresciuta nel primo semestre del 5,2% in volume e di ben il 24,3% in valore).

Come si vede, quindi, l’Europa riveste per noi un’importanza fondamentale”.

 

Quale dinamica si cela dietro il vertiginoso aumento delle esportazioni in Svizzera?

“Evidentemente la Svizzera costituisce un hub per i principali marchi della moda italiana, calzature comprese. Non solo, il Paese è utilizzato anche da alcuni dei principali player della distribuzione di Paesi Terzi quale polo logistico da cui vengono poi riesportate calzature destinate ai loro mercati di consumo. Per quanto possa essere alto il potere d’acquisto in Svizzera e sempre più incisiva la presenza dei fashion outlet, una simile crescita delle nostre esportazioni non può essere intesa senza l’apporto dei volumi triangolati e destinati ad altri mercati”.

 

Quali iniziative strategiche sta approntando Assocalzaturifici per sostenere l’azione delle imprese italiane sulle principali piazze europee?

“La Germania è da sempre uno dei mercati più importanti per gli operatori del nostro settore. Oggi è il nostro secondo mercato in volume, alle spalle della Francia (i cui flussi però comprendono anche una buona quota di terzismo per le griffe). Assocalzaturifici gestisce un evento direttamente a Monaco di Baviera: Moda Made in Italy. È una piattaforma b2b, a cui partecipano marchi e rappresentanti, collocata scientemente a fine stagione, al termine del calendario di appuntamenti commerciali. Come anche in Benelux e in Italia, la distribuzione in Germania sta vivendo un momento difficile. La pressione sui prezzi è piuttosto forte e l’incertezza determina un rallentamento nei cicli di ordine e conferma, mentre è più complesso inserire nuovi modelli e marchi in assortimento.

La strategia di Assocalzaturifici si orienterà a rafforzare gli appuntamenti fieristici di cui è titolare: MICAM e Moda Made in Italy, cercando di offrire ai propri associati spazi e servizi b2b all’altezza. Parallelamente cercheremo di costruire partnership per intercettare la domanda di prodotti italiani proveniente da label e designer europei, domanda che esiste ed è molto alta. La tecnologia e le piattaforme digitali potranno essere strumenti fortemente integrabili con gli eventi commerciali che gestiamo e aiuteranno le nostre imprese ad intercettare nuove opportunità di business con cui distribuire offline e online”.