È quanto emerge dall'evento digitale promosso da Confindustria Moda in collaborazione con MISE “L'impatto della contraffazione sul settore moda: le esigenze del mondo delle imprese e le risposte delle istituzioni” svoltosi in occasione della 5a edizione della Settimana Anticontraffazione.

Il commercio mondiale di prodotti italiani contraffatti dei settori Tessile, Moda e Accessorio ha ormai raggiunto quota 5.2 miliardi di euro causando alle aziende manifatturiere italiane 1,3 miliardi di danni per le mancate vendite e 1.4 miliardi di danni ai consumatori per il costo da questi pagato ingiustamente nella convinzione di acquistare un prodotto autentico. Senza contare i risvolti negativi in termini di riciclaggio di denaro, evasione fiscale, sfruttamento del lavoro illegale e sostenibilità ambientale delle produzioni.

Negli ultimi anni, in Italia, la lotta si è rafforzata passando da 26 milioni di articoli sequestrati nel 2016 agli oltre 52 milioni nel 2018, il 25.4% dei quali riguarda il settore abbigliamento, il 34.2% accessori, il 16% calzature, il 7.3% gioielli e il 3.3% occhiali. Ma il lievitare dei sequestri è anche indice di una maggiore attività del mercato criminale che ha trovato grandi opportunità sia nello sviluppo del e-commerce, più difficile da controllare, così come nella pandemia. La principale fonte della contraffazione è la Cina, anche se negli anni ha perso quote a vantaggio di paesi come la Turchia e anche la Grecia, fatto preoccupante questo dato che si tratta di un membro UE.

Come contrastare il fenomeno? Rafforzando i controlli alle frontiere in sinergia con l'Agenzia Dogane e la Guardia di Finanza, con normative più aggressive a livello europeo e mondiale, ma anche e soprattutto promuovendo una cultura di legalità.

Ecco perché, al claim di “La lotta alla contraffazione parte anche da te” i presidenti delle associazioni di Confindustria Moda si sono riuniti per sensibilizzare sul tema che ha impattato in modo grave sui rispettivi comparti.

Siro Badon
Marino Vago
Gianni Russo
Franco Gabbrielli


Dal canto suo, Siro Badon, presidente di Assocalzaturifici, ha sottolineato i molteplici aspetti del fenomeno: “Un mercato in perenne crescita, che a livello globale è passato dai 338 milioni di euro del 2016 ai 460 del 2018; con un contraccolpo durissimo sul lavoro regolare che supporta meno addetti di quelli che stazionano nell'ombra. E sul lavoro vi è un risvolto di gravità assoluta, perché alla perdita di posti dobbiamo sommare il mancato gettito fiscale dal commercio al dettaglio e all'ingrosso e il mancato pagamento dei diritti di proprietà intellettuale e brevetti ai legittimi titolari”.

Marino Vago, presidente di SMI, ha rilevato invece come “un notevole aiuto alla lotta alla contraffazione potrà venire dalla Blockchain, progetto che SMI ha già presentato al MISE, con il quale ha aperto un tavolo di lavoro. La trasparenza e tracciabilità di tutte le fasi di produzione permetterebbero al consumatore una tutela del suo acquisto e il consumatore stesso potrebbe diventare parte attiva del cambiamento”.

Insiste, invece, sull'aspetto della salute del consumatore a rischio – visto che borse, scarpe e accessori contraffatti sono spesso realizzati con l'utilizzo di materiali non idonei o tossici – Gianni Russo, al momento dell’incontro ancora presidente UNIC: “Le concerie italiane lottano continuamente per far rispettare protocolli moto rigidi per l'utilizzo di prodotti non tossici, seguendo tutte le normative di riferimento. Come UNIC, abbiamo da anni messo a punto una collaborazione con le Dogane che ci segnalano e danno la possibilità di analizzare l'autenticità dei marchi collettivi di nostra proprietà: Vero Cuoio e Vera Pelle. Un lavoro sfociato nel Decreto Legislativo 68/2020 che ci permetterà di difendere a livello legislativo e senza equivoci la parola ‘pelle’”. Franco Gabrielli, presidente di Assopellettieri, pur lodando l'attività di contrasto delle forze dell'ordine, auspica che “le Istituzioni continuino insieme a noi questa battaglia contro la contraffazione operando non solo attraverso un'importante azione di controllo e investigazione che sfoci nei sequestri, ma anche e soprattutto attraverso attività di prevenzione, affinché si possa bloccare il fenomeno prima del nascere”.

Alessandro Mostaccio
La lotta alla contraffazione deve partire dalla scuole 
Blockchain, strumento di trasparenza e tracciabilità


La questione basilare è dunque creare una cultura di legalità che permetta di intervenire con maggiore forza per sgonfiare il mercato illegale della contraffazione partendo dalla domanda. In questo campo sono attivi molti attori, non solo Confindustria Moda e MISE, con campagne di sensibilizzazione dalle piazze alle scuole, ma anche le associazioni dei consumatori. Tra gli ospiti dell'evento, Alessandro Mostaccio del Movimento Consumatori rileva che soprattutto tra le giovani generazioni si trova terreno fertile su cui fare leva perché in loro già agisce un substrato di sensibilità ai temi della sostenibilità ed etici. E auspica l'affermazione di una Responsabilità Sociale di Consumo da contrapporre alla CSR, presupposto per la quale vi è, però, la necessità “che il consumatore sia messo nella condizione di sapere cosa c'è dietro un prodotto, della filiera che lo sostiene. Ma non è la società civile che deve farlo, bensì il titolare stesso di diritto, cioè l'azienda, che tra l'altro ha tutto l'interesse a farlo”. Ritorna, così, nel dibattito la blockchain, unico strumento a oggi disponibile per garantire trasparenza e tracciabilità della filiera del prodotto. Potenzialmente una formidabile arma per contrastare la contraffazione.