Panoramica generale
Il confronto con i mesi del lockdown – in cui il settore aveva subìto flessioni pesantissime – ha favorito nel secondo trimestre il conseguimento di incrementi ragguardevoli. Si registra +43,1% la produzione industriale, +31,3% l’export in valore trainato dalle multinazionali del lusso, +22,9% le vendite al dettaglio sul mercato interno, +29,5% il fatturato degli Associati raggiunti dalla rilevazione del Centro Studi di Confindustria Moda.
Con la sola eccezione dell’export, però, che presenta un divario con i primi 6 mesi 2019 contenuto in un -11% in valore (e -6,2% in KG), le altre variabili evidenziano gap prossimi o superiori al -20% su due anni addietro. La seconda metà dell’anno è decisiva per un ritorno alla normalità in tempi ragionevolmente brevi.
La pelletteria, come gli altri comparti del Sistema Moda duramente colpiti dall’emergenza sanitaria – che ha fortemente limitato per mesi le occasioni d’uso e i flussi turistici, coi relativi acquisti – dopo l’annus horribilis 2020 è ripartita; anzitutto, in un contesto di rafforzamento del commercio mondiale, con le esportazioni: tra i primi 10 mercati di destinazione – che nel periodo gennaio-giugno 2021 mostrano tutti, con la sola eccezione del Regno Unito, recuperi sostenuti sullo scorso anno – si distinguono Cina, Francia e Corea del Sud, in forte crescita anche rispetto ai livelli di due anni addietro.
Sul fronte interno, segnali confortanti provengono dai dati di maggio e giugno, mesi in cui l’indice Istat del commercio al dettaglio è risultato, seppur di poco, sopra i valori 2019.
Produzione e fatturato
L’indice Istat della produzione industriale, dopo il balzo del bimestre marzo-aprile (+246%) ha fatto segnare a maggio-giugno, per la voce “articoli da viaggio e pelletteria”, un +47,3% tendenziale. Prosegue dunque la risalita, ma il cumulato dei primi 6 mesi (+43,1% sull’analogo periodo 2020) è tuttora inferiore del -21,3% su due anni addietro. L’indagine condotta da Confindustria Moda ha rilevato – per il campione di pelletterie associate – un incremento medio del fatturato nei primi 6 mesi 2021 pari al +29,5% rispetto allo scorso anno. Anche in questo caso il recupero è assolutamente parziale: il divario con il fatturato che il panel presentava nella prima metà del 2019 è attorno al -25%. Solo il 28% dei rispondenti ha indicato di aver raggiunto o superato i ricavi del primo semestre 2019; per 7 aziende su 10 risultano invece ancora “di poco inferiori” ad allora (12% del campione) o “molto inferiori” (60%). Ben il 73% del campione di Associati ha comunque sperimentato nel 2° trimestre dinamiche positive nel fatturato (e per il 54% l’incremento è stato superiore al +20%), con una raccolta ordini cresciuta del +28,8% in valore su aprile-giugno 2020. Il recupero dei ricavi è destinato a proseguire anche nel 3° trimestre (come indicano 3 imprenditori su 5), pur se resta alta (54%) la percentuale di aziende che prevedono di ricorrere alla cassa integrazione anche nella terza frazione dell’anno (indice di ritmi ancora sottotono in molte realtà). Tra le criticità che le imprese devono affrontare in questa fase, le tensioni sul fronte delle materie prime, i cui listini a partire dalla fine del 2020 hanno subìto rincari rilevanti: se per il 31% degli operatori raggiunti dall’indagine associativa i prezzi nel secondo trimestre 2021 sono rimasti sui livelli molto elevati dei mesi precedenti, secondo il 58% del campione sono addirittura aumentati ulteriormente.
Retail
Favorita dai progressi nell’adesione alle campagne vaccinali e dalla cancellazione/allentamento di molte restrizioni (come la riapertura da maggio nei weekend, in Italia, dei negozi nei centri commerciali), la domanda è ripartita, sia sul versante interno che sul quello estero, pur se a ritmi diversi e con alcuni distinguo.
Sul fronte dei consumi interni, l’indice cumulato Istat relativo al valore delle vendite del commercio al dettaglio in Italia di calzature e pelletteria nel primo semestre segna un +22,9% su gennaio-giugno 2020, restando però di un -19,5% sotto i livelli 2019. Al di là dell’impennata prevedibile di marzo e aprile, il dato più confortante è il raggiungimento a maggio e giugno dei valori pre-crisi (+1,4% e +0,7% rispetto all’analogo mese 2019): un primo segno di ritorno alla “normalità”, benché vada tenuto conto di come i livelli 2019 non fossero particolarmente premianti.
Di non trascurabile rilevanza il problema dei mancati introiti, in primis per le fasce lusso, degli acquisti dei turisti stranieri in visita in Italia. Sebbene il turismo nel 2021 sia lentamente ripartito (soprattutto grazie agli Europei, tradizionalmente non big spender), quello delle città – maggiormente legato allo shopping di moda – versa tuttora in grande sofferenza.
Export
Ancora più vivace la dinamica della domanda dai mercati esteri: l’export ha chiuso i primi 6 mesi 2021 a 4,62 miliardi di euro (riesportazioni incluse), con un +31,3% in valore su gennaio-giugno 2020, restando comunque inferiore di un -11% sulla prima metà del 2019. In quantità (KG), recupero del +30,2% sullo scorso anno; il gap col 2019 risulta pari al -6,2%. Le disaggregazioni per tipologia di prodotto e mercato evidenziano una situazione variegata. L’esame per merceologia mostra recuperi a doppia cifra sul 2020 sia per i beni in pelle (di poco superiori al +20%, sia in volume che valore) che per quelli realizzati in altri materiali (+37% nei KG e +57% in valore, con ottime performance per le borse). Ma mentre questi ultimi hanno già superato i livelli 2019, i prodotti in pelle, caratteristici dell’artigianalità Made in Italy, sono ancora inferiori, nel complesso, di un -20% rispetto a due anni prima. Scendendo nel dettaglio delle voci, le borse in pelle, che coprono quasi i 2/3 del fatturato estero, presentano un +20% in valore sul 2020 (e un gap attorno al -19% sul 2019); le cinture e la piccola pelletteria (portafogli, borsellini, portachiavi e oggetti da tasca o borsetta) aumenti vicini al 30% in valore sul 2020, ma al tempo stesso divari nell’ordine del -28% con la situazione pre-Covid.
Mercati
Venendo ai mercati, la top25 evidenzia per quasi tutte le destinazioni recuperi in valore prossimi, o più spesso superiori, al +20% sul 2020; solo Regno Unito (-31,5%), Paesi Bassi (-4,6%) e Romania registrano un calo dopo la battuta d’arresto dello scorso anno; stabile (-0,5%) Singapore, che purtroppo già negli anni antecedenti il Covid aveva subìto marcati arretramenti.
Particolarmente favorevoli (anche a confronto con la situazione pre-pandemia) gli andamenti dell’export verso la Francia (che cresce del +42% sul 2020 e del +21% in valore sul 2019) – su cui è rilevante la componente di terzismo per le griffe del lusso – la Cina (flussi raddoppiati in valore sul 2020 e cresciuti del +43,5% sul 2019) e il mercato sudcoreano (incrementi superiori al 25% in valore sia sul 2020 che sul 2019). Nell’exploit in queste due ultime nazioni, principali sbocchi dell’area Far East, hanno svolto un ruolo determinante le griffe del lusso, come mostrano anche i sensibili aumenti nei prezzi medi al KG (+18% sul 2020 per la Cina e +13,4% per la Sud Corea).
I partner dell’Unione Europea (considerata a 27 Paesi, post Brexit) presentano, globalmente, un trend migliore rispetto alle destinazioni extra-UE (con incrementi di oltre il 35% sul 2020 sia in valore che nei KG, grazie ai quali hanno superato del +3,5% anche i livelli 2019). Oltre alla già citata Francia, spiccano i risultati in Germania (primo cliente per quantità) e Polonia.
Previsioni
Nella seconda metà dell’anno l’evoluzione del mercato è prevista in miglioramento ulteriore, rispetto al primo semestre, dal 70% degli Associati. I prossimi mesi saranno decisivi affinché il settore possa intraprendere la strada virtuosa di una ripresa sostenuta, di cui possano beneficiare non solo i grandi brand del lusso ma anche le tante realtà con marchio proprio, o comunque di piccola dimensione: se sinora solo il 30% delle imprese associate ha dichiarato di aver sperimentato l’avvio della ripresa, il 62% ritiene che ciò avverrà tra l’autunno 2021 e la primavera 2022, ovviamente varianti del virus e nuovi focolai permettendo.