Il bilancio preconsuntivo del 2021
Secondo le stime elaborate dal Centro Studi di Confindustria Moda, sulla base delle indicazioni provenienti dalle indagini campionarie interne, nonché sulla base dell’andamento congiunturale del quadro macroeconomico di riferimento, la moda maschile italiana (in un’accezione che comprende la confezione e la maglieria esterna, la camiceria, le cravatte e l’abbigliamento in pelle) è attesa archiviare il 2021 con un fatturato in recupero del +11,9%, portandosi sui 9,1 miliardi di euro. Nonostante ciò, il recupero rispetto ai livelli pre-Covid è stato solo parziale (970 circa milioni in valore assoluto) rispetto alle perdite totali accusate nel corso del 2020 (prossime ai 2 miliardi). A confronto con il turnover del 2019, quello raggiunto nel 2021 è previsto ancora inferiore del -9,9%.
Nel 2021 il segmento uomo è stimato coprire il 17,5% della filiera Tessile-Moda italiana.
Tabella 1 – L’industria della Moda Maschile italiana (2016-2021*)
(Milioni di euro correnti)
Con riferimento ai singoli micro-comparti qui esaminati, nel 2021 sono tutti interessati da un ritorno in territorio positivo; fa tuttavia eccezione il segmento delle cravatte, che, pur decelerando in maniera significativa rispetto al ritmo di caduta archiviato nel 2020, resta caratterizzato da una dinamica di segno negativo.
A fronte di una bassa crescita dei flussi di importazioni dall’estero, nel 2021 il valore della produzione (si ricorda che tale variabile si propone di stimare il valore dell’attività produttiva svolta in Italia, al netto della commercializzazione di prodotti importati), presenta un rimbalzo, stimato nella misura del +7,0% rispetto al 2020.
Il brusco stop (-16,7%) alla crescita delle esportazioni di moda uomo resta circoscritto al 2020; nel 2021, infatti, l’export torna prontamente interessato da un trend espansivo delle vendite estere. Per l’export si stima una variazione su base annua pari al +11,2%; il livello complessivo delle vendite estere passerebbe, dunque, a poco più di 6,5 miliardi di euro. L’incidenza dell’export sul fatturato totale del comparto risulterebbe, pertanto, pari al 71,3%.
Relativamente all’import, crollato del -20,2% nel 2020, si profila una crescita tuttavia ben più modesta rispetto a quella dell’export, stimata al +1,7% nei dodici mesi; l’ammontare totale delle importazioni settoriali passerebbe così sui 3,8 miliardi.
Visto il suddetto andamento degli scambi con l’estero, per l’attivo commerciale settoriale si prevede un incremento (stimato in 593 milioni in meno rispetto al consuntivo 2020); il surplus complessivo dovrebbe salire, infatti, 2.741 milioni nell’intero anno, in aumento anche rispetto al dato 2019.