Siro Badon
Siro Badon

Un settore a due velocità: da una parte le aziende più strutturate, dall’altra le aziende più piccole che, in un contesto macroeconomico difficile, soffrono per la mancanza di una politica industriale che le supporti, e per la difficoltà all’accesso al credito.
Questo è il quadro delineato dal Presidente di Assocalzaturifici Siro Badon in occasione della conferenza stampa di presentazione del MICAM: “Il mercato oggi fa il prezzo, il prodotto, il modo di vendere. Ci richiede investimenti in informazione e sostenibilità. Dobbiamo adeguarci per sopravvivere, ma occorre essere sorretti da una chiara politica industriale e dall’accesso al credito. Una volta con questi strumenti in mano, riusciremo ad andare avanti. Fatti salvi fattori macroeconomici come tensioni commerciali e venti protezionistici, come la guerra dei dazi tra Usa e Cina, la Brexit a rischio no deal…”.

Produzione
Ritmi produttivi sottotono nel primo semestre 2019 con -2,3% nelle quantità e +2% in valore, e utilizzo della capacità produttiva all’82%.

Export
Nei primi cinque mesi del 2019 calano i volumi -0,4%, e aumentano i valori dell’export: +8,4%. Le vendite sono in lieve miglioramento ma sempre più sorrette dai flussi delle griffe come si evince dagli incrementi dei primi due mercati di sbocco del made in Italy, la Svizzera (+25,5% in valore e +7,6% in quantità) e la Francia (rispettivamente +12,5% e +12,4%), destinazioni del terzismo effettuato per i grandi brand della moda.
Nella UE vanno bene UK e Spagna, entrambi con aumenti prossimi al 5%, mentre flettono la Germania (-6% in volume e invariata in valore), Paesi Bassi e Belgio. Nel complesso l’UE registra un +5,4% in valore e +0,8% in quantità.
Non riparte in mercato russo, che anzi approfondisce le perdite (-18,8% in quantità e -15,7% in valore) così come l’Ucraina (-4,5% in volume) e il Kazakistan (addirittura -29,3%). Insoddisfacenti le performance anche in Medio Oriente (-17% in quantità e -7,7% in valore).
In Nord America aumentano i valori (+13,5%), ma flettono i quantitativi attorno al 3%, con Usa con valori al +14,3% e Canada al +6,9%.
Cresce invece a doppia cifra il Far East +11,4%, con volumi in tenuta al +0,4%, con l’aggregato Cina + Hong Kong che diventa il quanti mercato di sbocco in valore del made in Italy. La Corea del Sud cresce del +13%, mentre il Giappone con +6,5% in valore.

Saldo commerciale
Per effetto di flussi di importazione rallentati con contrazioni in volume +1% e in valore, +4,6%, il saldo commerciale si attesta a 1,96 miliardi di euro nei primi cinque mesi dell’anno, in consolidamento del +13,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Consumi mercato domestico
Ancora al palo i consumi delle famiglie italiane che arretrano in volume -3,7% e in spesa, -3,2%. Tra le tipologie di prodotto, l’unico segmento a dimostrare un andamento positivo è quello sportivo/sneakers con +0,8% in quantità e +2,9% in valore.

Stato del settore
Per effetto delle dinamiche sopra esposte, nel primo semestre 2019 hanno chiuso 119 calzaturifici e hanno perso il lavoro 492 addetti. Inoltre, è aumentato il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni ordinaria del +38,2.

Conclusioni
“L’aumento dei valori delle esportazioni è segno che noi italiani siamo in grado di esportare calzature con un alto contenuti di moda, innovazione e ricerca – conclude Siro Badon – e ci possiamo permettere di farlo a prezzi più cari come si evince dall’aumento del prezzo medio per paio (+8,8%). Per contro, le flessioni dei quantitativi si riflettono direttamente sulla produzione e di conseguenza sulle aziende e la forza lavoro”