La scarpa italiana sbarca in Turchia. Il paese, che è un grande produttore (il sesto per quantità e il sesto per export a livello mondiale), ma su una fascia di mercato decisamente diversa da quella degli operatori italiani, rappresenta tuttavia una piazza dalle grandi potenzialità per le produzioni del calzaturiero italiano. Ecco perché Assocalzaturifici ha promosso la partecipazione di una collettiva di quattordici aziende del made in Italy ad Aymod, la fiera internazionale di Istanbul che, grazie alla politica di apertura dei confini nazionali nonostante la pandemia, potrà fungere da efficace corridoio per il business anche con mercati strategici come la Russia, i Paesi del Caucaso e l'Asia Centrale.

Nei primi 11 mesi del 2020, secondo le elaborazioni del Centro Studi di Confindustria Moda, l'Italia ha esportato in Turchia 760.242 paia di scarpe (-9.1% rispetto allo stesso periodo del 2019, una flessione più contenuta rispetto ad altri mercati in un anno così difficile) pari ad un valore di 42.08 milioni di euro (-14,3%) con un prezzo medio di 55,35 euro (-5.7%). “Nonostante la difficile situazione economica in cui versa attualmente, la Turchia è un mercato da tenere in considerazione per le produzioni di qualità medio alta del nostro calzaturiero ed è raggiungibile anche in tempi di emergenza pandemica in sostanziale sicurezza. – dichiara Siiro Badon, presidente di Assocalzaturifici – AYMOD continua ad essere un hub regionale con un bacino di influenza sul trade significativo, particolarmente focalizzato sul Medio Oriente. E’ un Paese giovane, dinamico, che ha voglia di mantenere un ruolo importante all’interno della filiera moda-calzature, con cui Assocalzaturifici, forte della propria posizione di rappresentante della più importante industria calzaturiera europea, ritiene importante mantenere un rapporto costruttivo e di prospettiva per gli anni futuri. È nostro dovere cercare di aiutare le nostre aziende a raggiungere e trovare nuovi clienti. In questo momento più che mai dobbiamo sostenere il Made in Italy, unico driver per la ripresa post pandemia”.