Future Fashion è la piattaforma – orgogliosamente ‘100% Made in Italy’ – che si è aggiudicata il primo content ‘Innovation Village Retail’ di Expo Riva Schuh & Gardabags dedicato alle realtà più innovative del fashion retail. Un progetto giovane e destinato a rivoluzionare il settore delle calzature e della moda in generale, che permette ai brand di ‘virtualizzare’ le loro collezioni attraverso la creazione di modelli 3D “indossabili” dai propri clienti tramite applicazioni di realtà aumentata. Ne abbiamo parlato con Andrea Carpineti – CEO e Co-Fondatore di Future Fashion.

Prima di tutto: che cos’è Future Fashion?

Si tratta di una start-up fashion tech innovativa, nata con l’obiettivo di aiutare i brand della moda ad essere più sostenibili e innovativi, andando al contempo a ridurre i costi di messa a punto del campionario e migliorando la customer experience dei propri clienti con personalizzazioni del prodotto. Questo attraverso una tecnologia di proprietà che permette di creare dei modelli 3D basati su delle semplici foto-referenze che permettono all’azienda di far visualizzare la scarpa a 360 °, così come in realtà aumentata, oppure di farla indossare virtualmente ai propri clienti. Attraverso un configuratore 3D, è inoltre possibile configurare la scarpa in differenti varianti materiale/colore , così da abbattere i costi di produzione del campionario e supportare la vendita wholesale fatta in fiera o attraverso la rete agenti, così come creare una scarpa personalizzata totalmente integrabile all’interno del sito e-commerce o nella rete degli store in cui il brand è presente.

Come nasce il vostro progetto?

Future Fashion nasce inizialmente dall’esperienza di un brand-test chiamato DIS – Design Italian Shoes, che rappresenta oggi il brand di calzature personalizzate 100% ‘Made in Italy’ più veloce al mondo. Il marchio conta oggi su un catalogo virtuale di oltre 60 milioni di scarpe, che i clienti possono visualizzare attraverso un configuratore 3D e che permette di avviare la produzione solo dei modelli effettivamente venduti, minimizzando al massimo i costi di campionario.

In un panorama affollato da proposte di cataloghi virtuali volti a far risparmiare ai calzaturifici tempi e costi, che cosa vi distingue di fatto dalla concorrenza?

Abbiamo approcciato il mondo della virtualizzazione 3D già nel 2014, con la creazione del nostro brand-test DIS. Da qui, la tecnologia si è evoluta velocemente, soprattutto negli ultimi anni, e questo ci ha portato ad aggiornare tecnologicamente la nostra piattaforma fino all’utilizzo di una tecnologia di ultima generazione come quella basata su WebGL, che offre una fedeltà nella modellazione 3D senza pari. Riusciamo, infatti, a dare un’alta resa realistica di tutti i materiali, anche di quelli più complessi, come ad esempio le stampe di coccodrillo o il cocco vero, senza però per questo creare delle immagini troppo ‘pesanti’ da gestire, così da permettere la visualizzazione dell’oggetto-scarpa da qualsiasi device, anche dallo smartphone.

Come deve muoversi un’azienda per iniziare a usare la vostra tecnologia di virtualizzazione 3D?

In realtà l’azienda non deve fare nulla, perché noi offriamo un servizio completo e ‘chiavi-in-mano’ che rende tutto molto semplice ed efficace. Grazie al nostro team interno di 3D artist, che vanta oltre 20 anni di esperienza, siamo in grado di ‘disegnare’ l’intera collezione dell’azienda in tre dimensioni, anche se in partenza questa non lo era, lavorando semplicemente dal prodotto fisico oppure da foto-referenze con le varie angolazione del prodotto. Una volta ‘virtualizzata’, ogni singola scarpa della collezione entra all’interno della nostra piattaforma ed è visualizzabile in realtà aumentata anche dal calzaturificio grazie al nostro 3D viewer, oppure può essere personalizzata a piacere con un configuratore 3D.

Qual è l’investimento che deve affrontare l’azienda, sia dal punto di vista tecnologico, che finanziario?

Il nostro modello di business è basato su un costo di set-up della piattaforma, che varia in base alla complessità del progetto che si va a realizzare per l’azienda-cliente, ma che resta comunque sempre molto abbordabile. C’è poi un costo legato alla produzione dei modelli in 3D, che varia in base al numero di modelli che si vogliono virtualizzare. Va però tenuto conto che più che di ‘costi’, si deve parlare di ‘investimento’, perché i modelli digitalizzati rimangono di proprietà del calzaturificio, che può ad esempio utilizzare un modello per la stagione successiva apportandovi delle varianti colore o materiale, attraverso un semplice aggiornamento del modello del costo di qualche decina di euro. infine, c’è un canone mensile per l’utilizzo della piattaforma, che varia in base al numero di modelli 3D che vi sono caricati sopra, e che copre però anche l’aggiornamento tecnologico della piattaforma stessa.

Come vedi il futuro del settore moda?

Credo che la virtualizzazione sia l’inizio di una nuova era per le aziende di moda, perché permette loro di risparmiare costi e tempi di produzione, ma allo stesso tempo di essere più sostenibili, riducendo la produzione del campionario e gli sprechi.  Ritengo che questo sia il primo passo verso un nuovo mondo, che nel giro di una decina d’anni ci proietterà direttamente nel metaverso. Fare questo primo passo nella creazione in 3D è a mio parere un’opportunità unica per le aziende di calzature, per entrare in quello che sarà il mondo della moda di domani, che non sarà più tanto l’e-commerce, quanto la realtà 3D.

Andrea Carpineti – CEO , Co-Fondatore Future Fashion