<!Dopo dieci anni ininterrotti di crescita, l'export italiano arresta bruscamente la sua corsa a causa del Covid. Prima della crisi, aveva chiuso il 2019 in ottima salute: +2,3% di crescita, a 476 miliardi di euro, con una quota del 2,84% del commercio mondiale, posizionandosi come 9° esportatore globale, e con un saldo attivo sulla bilancia commerciale di 53 miliardi di euro. Un risultato importante ottenuto in un periodo turbolento sui mercati mondiali, tra la disputa commerciale Usa-Cina, i dazi americani su molti beni dell'UE e le incognite della Brexit.

Il 2020 si è aperto in positivo con +4,5% nei primi due mesi, ma poi la pandemia ha imposto una brusca frenata all'export che, tendenzialmente, mostra una flessione del -16% nei primi cinque mesi dell'anno. I dati di maggio, con un +35% mostrano un primo incoraggiante segnale di ripresa delle attività, tuttavia, per recuperare i livelli pre-crisi si dovrà attendere il 2022.

E' il quadro emerso dalla presentazione del 34.mo Rapporto ICE 2019-2020 L'Italia nell'economia internazionale realizzato dall'Agenzia ICE in collaborazione con Prometeia, Istat, Fondazione Masi, Università Bocconi e Politecnico di Milano e dell'Annuario Istat-ICE 2020 Esportare ai tempi del Coronavirus: la crisi e le reazioni del sistema produttivo.


L'Italia nell'economia internazionale

Dopo la meccanica, nel 2019 il sistema moda Italia si conferma secondo tra i maggiori esportatori con una quota dell'11,9% delle esportazioni totali ed una crescita del +6,2% rispetto al 2018, attestandosi terzo tra i settori a maggiore crescita dell'export dopo farmaceutica (+25,6%) e alimentari e bevande (+6,8%). Tra i settori moda, in particolare, la calzatura detiene una quota del 2,2% dell'export totale, in crescita del 5,8%.

Germania (con una quota del 12,2%), Francia (10,5%) e Usa (9,6%) si confermano i principali mercati di sbocco del made in Italy nel 2019. Mentre i più performanti in termini di crescita sono il Giappone (+19,7%), per effetto dell'accordo di libero scambio siglato con l'UE in vigore da febbraio 2019, e la Svizzera (+16,6%), hub di smistamento internazionale. Anche negli Stati Uniti la crescita è buona, del +7,5%, nonostante i dazi imposti a fine 2019 su alcune categorie di merci.

Tra le regioni, Lombardia (27%), Emilia Romagna (14,1%) e Veneto (13,1%) si sono confermate le maggiori esportatrici, mentre quelle che hanno registrato la maggiore crescita sono Toscana, Lazio e Molise (rispettivamente +15,6%, +15,3% e +11,7%).



Esportare ai tempi del CRV

Bloccate dal CRV le esportazioni nel 2020 caleranno del 13,9% secondo Istat: un dato da prendere con le pinze, visto che anche WTO stima la caduta degli scambi internazionali in una forchetta molto ampia tra il -12% ed il -35%. Quello che appare certo che non ci sarà una ripresa a “V” come nel dopo Sars, ma vista “la durata de-sincrone sui diversi mercati, i consistenti accumuli di scorte nelle filiere globali e la severità dell'impatto sul tessuto produttivo” si ritenere che sarà a “U” asimmetrica, con più veloce caduta e più lenta ripresa. In ogni caso, per l'export italiano il rapporto ICE prevede che per tornare ai volumi di scambio del 2019, al netto dei rischi di una nuova ondata di contagio, ci vorrà un biennio. Nello stesso periodo, l'export del settore moda crescerà dell'11,9%. Dal punto di vista geografico, invece, a registrare la maggiore crescita sarà l'aggregato degli Emergenti Asia, Cina in testa. Mentre le stime di crescita delle importazioni nei primi venti mercati dell'export indicano tra i più performanti, Repubblica Ceca e Romania, Cina, Polonia e Russia, Turchia e Hong Kong, con percentuali che viaggiano tra il +17% e il +22%.


Fattori di criticità strutturale dell'export italiano

Dove potrebbe crescere l'export? I saggi di Fondazione Masi, Università Bocconi e Politecnico di Milano elaborati con l’ufficio studi dell’ICE, puntano su tre tematiche. Mezzogiorno, che ha un rapporto tra beni esportati e Pil di appena il 13,1% contro il 26,1% del Nord, ha un potenziale inespresso di 17 miliardi di euro, dall'agrifood alla chimica. E-commerce: un mercato globale da 25,6 trilioni di dollari che cresce al ritmo del +9% annuo, dove Italia riveste un ruolo anncora marginale e dove potrà crescere, grazie anche agli accordi presi da ICE con i principali operatori nel mondo. Infine, innovazione e finanza, start up e venture capital, come volano di crescita dell'export.



Patto per l'Export

In occasione della presentazione del Rapporto ICE, si è tornati anche a ribadire il ruolo del Patto per l'Export sottoscritto dal Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione con altri 7 Ministri e rappresentanti del mondo imprenditoriale italiano. Articolato in sei pilastri: comunicazione, promozione, formazione, e-commerce, sistema fieristico e finanza agevolata e finanziato con un fondo di 1 miliardo e 366 milioni di euro, prevede una ampia gamma di strumenti a favore dell'internazionalizzazione. ICE vi prende parte attiva in ognuna delle sei aree, partecipando alla campagna di Nation branding, nella formazione di Digital Temporary Manager, con 59 accordi in 28 paesi entro il 2021 con i principali operatori di e-commerce e promozione sulla GDO in modalità O2O (off to online), Fiera Smart 365, il rimborso per le fiere annullate nel 2020 e il modulo fieristico gratuito per la partecipazione a quelle del 2021.