Il nuovo appuntamento di Expo Riva Show, dello scorso 18 novembre, ha offerto una panoramica delle cinque principali strategie di sostenibilità che possiamo aspettarci vengano messe in campo nei prossimi 2-3 anni dal punto di vista dello sviluppo del prodotto, dei materiali e del marchio, e che permetteranno alle aziende di rimanere competitive all'interno del mercato calzaturiero e della pelletteria. A svelarle è stata Ailis Swords-McDonnell – Trend Expert at WGSN Mindset. 

Marchi

La pandemia è stata una sorta di ‘sveglia’, con la presa di coscienza del consumatore dell’impatto delle proprie pratiche di consumo sull’ambiente e un’opportunità per l’industria e il business per portare avanti cambiamenti di sistema, volti a creare un futuro più sostenibile e inclusivo. Per fare questo, i brand hanno rivolto la loro attenzione al proprio modello di business e alle proprie pratiche di comportamento.

Il made to Order (MTO), in cui il processo di produzione inizia solo dopo la ricezione di un ordine da parte del cliente, è stato sicuramente il punto di partenza, per molti marchi del lusso, per guardare a un futuro più sostenibile, un concept che è stato poi adottato anche da numerosi brand di categorie e fasce di prezzo diverse. Il made to order, infatti, non solo limita gli sprechi associati all’acquisto d’impulso, ma coinvolge il consumatore nel processo di produzione, convogliando le emozioni nel percorso d’acquisto.

Tra le strategie-chiave della sostenibilità in ambito fashion troviamo poi la circolarità, che si lega a concetti quali il riuso, il riciclo e il noleggio di abiti, pratiche che appaiono sempre più in crescita nel settore della moda. Ne è un esempio il programma Nona Source, lanciato lo scorso aprile dal gruppo LVMH, una piattaforma b2b che permette a designer e marchi di acquistare tessuti di stock e fondi di magazzino per dar vita a nuovi capi di abbigliamento. I capi possono però anche essere raccolti, puliti e rimessi sul mercato in un’ottica di circolarità, oppure, se non riciclabili, essere impiegati in ambiti diversi dalla moda e trasformarsi, ad esempio, in vere e proprie opere d’arte.

Un altro concetto che il Covid ha instillato nei consumatori è il ‘Selling less and Curating More’, quindi produrre di meno di quanto fatto finora e optare per una crescita economica lenta: così, ad esempio, Vivienne Westwood ha ridotto il volume del suo business pronto-moda del 37%, del 55% per le borse e del 58% per le calzature.

I consumatori sono anche sempre più attenti alla trasparenza della blockchain e al rischio di greenwashing. Nell’ambito dell’industria del fashion, però, questa trasparenza è ancora in fase embrionale, con solo il 31% dei 62 retailer più rilevanti a livello globale che svelano parte dei loro siti di produzione. La mancanza di trasparenza riguardo la supply chain rende meno forte la pressione sui marchi della moda affinché prendano consapevolezza e agiscano per una catena del valore più sostenibile. È importante, invece, condividere le informazioni sulla produzione, in modo trasparente, anche in ambito b2b.

Materiali

L’industria della moda è la seconda più inquinante al mondo, ma la scienza dei materiali, negli ultimi tempi, ha fatto passi da gigante per creare alternative sostenibili ai materiali più inquinanti, soprattutto in considerazione di consumatori sempre più attenti all’uso, da parte dei marchi, di materiali sostenibili ‘from top to bottom’. Riciclo e Riuso sono concetti applicati anche alla scienza dei materiali e dei tessuti, con ad esempio aziende come Recover che riutilizza gli scarti dei materiali della produzione per creare nuovi tessuti, oppure realtà che riciclano materiali ottenuti da prodotti come airbag o sedili e interni per auto per creare abiti. Un’altra alternativa sono i tessuti innovativi come il Re-Nylon, il progetto di Prada basato sull’utilizzo del filo rigenerato ECONYL®, ottenuto da un processo di riciclo degli scarti della plastica recuperati dalle reti da pesca, dagli oceani, dagli scarti di fibre tessili ecc., e riciclabile all’infinito senza alterazione della qualità. Un’altra strada percorribile dai brand è la Carbon Capture Technology, che permette, ad esempio, di ottenere inchiostri catturando gli elementi inquinanti presenti nell’aria, oppure i Materiali Compostabili che permettono di ottenere tessuti e inchiostri da alghe, piante e funghi. Top brand come Hermes o Stella McCartney stanno ripensando alcuni loro capi classici sostituendo la pelle con materiali derivati dal micelio, mentre tra i materiali ricavati dalle piante ricordiamo il Pynatex, ottenuto dalle fibre di foglie di ananas e utilizzato, fra gli altri, da Paul Smith per le calzature. Il micelio ha anche grandi potenzialità nel sostituire le schiume a base di plastica, o come alternativa sostenibile al packaging in plastica.

Shipping

Nell’era dell’e-commerce, la sostenibilità delle spedizioni è importante tanto quanto il prodotto stesso. Bisogna ripensare il packaging dei materiali, i metodi di spedizione, i sistemi della supply chain, insieme al riuso e ai metodi di riciclo. Tanto più che la pandemia, spingendo l’acceleratore sull’e-commerce, ha inciso sulla crescita del packaging in plastica monouso, la maggior parte del quale è non riciclabile. Il primo modo per ridurre l’impatto del packaging è semplicemente ridurre i materiali di imballaggio (tra l’altro, con una conseguente riduzione dei costi e del peso degli imballaggi), oppure utilizzando packaging riutilizzabile o restituibile, come nel caso di RePack, realtà che fornisce 150 brand ed e-tailer con packaging restituibile, water-free. Sono, inoltre, disponibili materiali alternativi per il packaging come le plastiche riciclate, le plastiche biodegradabili, le bioplastiche o la carta. È importante, infine, veicolare un messaggio chiaro e sincero sull’origine e il processo relativo al packaging per evitare il greenwashing. Bisogna considerare anche soluzioni di spedizione a basse emissioni di gas serra, utilizzando magari partner che sfruttano il trasporto alimentato a bio-fuel. I brand devono ripensare i metodi di spedizione in un’ottica di carbon neutrality e circolarità, collaborando con gli innovatori dell’industria del trasporto e della logistica per creare sistemi sempre più a impatto zero.

Quindi, i 5 punti chiave sono: Decrescita, Circolarità, Trasparenza radicale, Riutilizzo e Innovazione, Spedizioni sostenibili.