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Heitor Klein

Le opportunità commerciali per il made in Italy nel grande mercato brasiliano, potrebbero presto sbloccarsi con la firma di un accordo di libero scambio tra UE e Mercosur. Ma arrivare ad un compromesso tra le diverse posizioni non è facile per alcuni copertina_brasilesettori produttivi coinvolti nelle trattative, in particolare per la calzatura in pelle, che oggi paga un gravoso dazio del 35% per l’ingresso nel paese sudamericano. Ad osteggiare l’intesa è la questione dell’origine, come spiega Heitor Klein, presidente esecutivo di Abicalçados, l’associazione brasiliana dei produttori di calzatura: “Abicalçados sarebbe a favore di un’immediata apertura. Per molti anni abbiamo avuto una certa opposizione, e l’Argentina che è più agguerrita di noi lo sa, ma oggi c’è una sola differenza tra l’offerta europea e quella brasiliana: si tratta della questione dell’origine. Perchè le aziende europee possono importare da qualsiasi paese tomaie finite per assemblarle nel loro paese, applicando

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l’Iguatemi Mall di Sao Paolo

la dicitura “Made in Europe”. Ma noi non consideriamo questi prodotti europei: per noi un prodotto ha origine dove la tomaia è prodotta”.
Dalla parte della calzatura europea, invece, CEC sta monitorando i negoziati per dirimere la questione in maniera soddisfacente per tutte le parti: “in modo da ottenere – dichiara Carmen Arias, segretario esecutivo della confederazione europea della calzatura – il migliore accordo possibile per l’accesso della calzatura in pelle in Mercosur, anche in relazione alle future regole di origine”. E altrettanto sta facendo Assocalzaturifici che, attraverso il proprio desk di Bruxelles, lavora a rafforzare la posizione di apertura presidiando insieme alla Confederazione il dossier, attento a riaffermare condizioni di competizione equa sui mercati.
Nel caso si arrivi all’accordo, il made in Italy calzaturiero potrà così avere libero accesso al grande Mercosur e in particolare al più mercosur-copiaappetibile dei suoi mercati, il Brasile. Con un bacino potenziale di 207 milioni di consumatori, lo stato sudamericano conosce già le griffe della moda italiana e l’alto di gamma dei più prestigiosi brand nostrani. Questi operatori che dialogano con il consumatore del lusso risentono, ma in maniera minore rispetto ai brand di fascia media e alta, le conseguenze negative dei vessatori dazi… Con la loro cancellazione, si apriranno quindi delle opportunità soprattutto per quelle aziende e brand italiani che si posizionano sul segmento medio, quel “bello e ben fatto” che già gode di ottima reputazione sul mercato brasiliano, e che non aspetta altro che poter esprimere il suo potenziale commerciale.
L’obiettivo del made in Italy è ristabilire una condizione di competizione ad armi pari. Ad oggi, infatti, la bilancia commerciale è tutta a favore del Brasile. Tra il 2016 ed i primi dieci mesi del 2017, l’Italia ha esportato in Brasile appena 244.649 paia per un valore di 17,36 milioni di euro. Per contro, nello stesso periodo di riferimento, il Brasile ha esportato nel Bel Paese 2.283.436 paia, per un valore di 19,4 milioni di euro, a dazio zero.
L’obiettivo è ribaltare la politica protezionistica del Brasile e ristabilire condizioni eque di competizione. La politica ci dirà presto se questo sarà possibile.

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Il numeri dell’interscambio con il Mercosur

Il Centro Studi di Assocalzaturifici monitora costantemente l’andamento del made in Italy nel Mercosur “ristretto” a quattro paesi che poi sono le principali destinazioni della nostra calzatura: Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay (il Venezuela resta escluso).
Nel 2016 abbiamo esportato verso l’intera area 222.051 paia (di cui oltre la metà in Brasile, 124.551 paia) ad un prezzo medio di 60,90 euro per un valore totale di 13,5 milioni di euro evidenziando un trend di crescita sia nei quantitativi (8,8%) che nei valori (+19.9%) e nel prezzo medio (+10,2%).
Il trend positivo si è riconfermato nei primi dieci mesi del 2017, ma a fronte di un sensibile ridimensionamento del prezzo medio fissato a 50,18 euro al paio (-17,3%). I quantitativi nello stesso periodo sono saliti del 34,6% a quota 242.364 paia per un valore di 12,16 milioni di euro (+11,3%).
Per contro l’Italia ha importato dal Mercosur 1.249.174 paia per un valore di 10,43 milioni di euro (rispettivamente +13,4% e -1,7% rispetto all’anno precedente) ad un prezzo medio per paio molto basso, 8,35 euro (-13,3%). Nei primi dieci mesi del 2017 abbiamo importato dal Mercosur 4, 1,036.451 paia per un valore di 9,14 milioni di euro (rispettivamente -15,9% e -10,8% rispetto allo stesso periodo del 2016), con un prezzo medio che è tornato a crescere assestandosi a 8,82 euro al paio. Anche in questo caso, la quasi totalità delle importazioni (oltre il 99%) è di provenienza brasiliana.
Qual è la tipologia di calzature più esportate dall’Italia in Mercosur? Per oltre la metà si tratta di calzature in tomaio pelle, proprio quelle oggetto delle negoziazioni sull’origine. Seguono poi le calzature sintetiche e in tessuto. Per quanto attiene al segmento, per il 40% de casi si tratta di calzature donna, mentre il restante 60% è equamente suddiviso tra l’uomo ed il bambino.
Le clzature che invece importiamo dal mercosur e soprattutto dal Brasile (che come dicevamo è responsabile di oltre il 99% delle importazioni dall’area), sono soprattutto in tomaio sintetico (circa 2/3), seguito dal tomaio in pelle e in tessuto destinate per la larga maggioranza alla donna.