Quando un anno fa abbiamo girato l’intervista che trovate più sotto, eravamo già alle prese con la pandemia che non ha certo potuto impedire ad Armando Pollini di condividere alcuni dei suoi innumerevoli ricordi legati al suo mondo, quello della calzatura.

Mentre preparavo il set, disponevo luci e dischiudevo cavalletti al Museo Internazionale della Calzatura di Vigevano (la sua seconda casa), una coppia gli chiese informazioni riguardo uno dei pezzi esposti. Avrei voluto vedeste e sentiste la passione e la gioia con cui ha più che esaudito la loro curiosità.

Certo, rimarranno molte sue intuizioni creative, scoperte di nuovi materiali, modelli iconici, avventure in giro per tutto (ma proprio tutto) il mondo, ma quel che, senza dubbio, non morirà mai sarà il suo amore per le scarpe, quella voglia di creare il bello e di custodirlo che lo ha accompagnato fino alla fine.

Siamo affezionati a Pollini non solo per il suo genio, ma anche perché, con Adriano Pizzocaro – giornalista che operava nel settore calzaturiero, diede vita nel 1969 a un nuova testata, fatta di immagini e fotografie anche un po’ osè: Foto Shoe, definito “il Play Boy delle scarpe”.

Armando Pollini, del resto, è cresciuto a pane e calzature. Classe 1935, padre modellista e madre orlatrice, già nel 1958 apre il suo laboratorio di scarpe che lo condurrà a fondare la Armando Pollini Design nel 1981. La guiderà fino al 2003, nonostante nel 2000 entri a far arte del gruppo Aeffe. Da allora Pollini si dedica al Museo Internazionale della Calzatura di Vigevano, cui dona tutta la propria collezione e del quale, negli ultimi anni, è stato curatore scientifico.

Non vogliamo qui ripercorrere tutta la sua carriera, da molti conosciuta e comunque ben sintetizzata in questo articolo. Vogliamo, bensì, rendere omaggio al suo genio e impegno ascoltando ancora una volta i suoi racconti di scarpe e scarpari. Insieme a lui ripercorrere idee creative, aneddoti e rivivere tempi magici e indimenticabili.

Buon viaggio, maestro!