I fenomeni Fast Fashion e See Now Buy Now hanno evidenziato quanto la tematica del tempo e della tempestività sia importante per la moda. Se ne è parlato a Riva del Garda

All’apertura dell’86a edizione di Expo Riva Schuh ha avuto luogo un confronto sul tema “I cambiamenti in atto nelle tempistiche della moda”. L’incontro – a cui hanno partecipato Marc Sondermann, direttore della rivista Fashion, Enrico Cietta, senior partner Diomedea, Roberto Pellegrini, Presidente di Riva del Garda Fierecongressi e Giovanni Laezza, Direttore Generale di Riva del Garda Fierecongressi – ha preso le mosse dalla proposta di ripensare le tempistiche di presentazione delle collezioni moda emersa durante le ultime sfilate e ha fatto emergere la necessità di capire quanto e cosa il sistema attuale possa fare per ridurre lo scarto tra il momento in cui un prodotto è proposto e quello in cui effettivamente arriva al consumatore. Si tratta di due tematiche cruciali, che riguardano da vicino anche le aziende del settore calzaturiero.

I due famosi direttori creativi, Christopher Bailey e Tom Ford, si sono pronunciati a favore di un ripensamento delle tempistiche di presentazione delle collezioni, sostenendo che i consumatori si stufano dei prodotti ancora prima che questi arrivino nei negozi perché le informazioni sulle collezioni presentate almeno sei mesi prima sono già state ampiamente evocate. Nel mondo della moda, si torna dunque a parlare del tema della “velocità”, non come scelta strategica delle aziende, ma come variabile strutturale del mercato. La questione principale riguarda il rapporto tra velocità e qualità: è vero che presentare una collezione con tempistiche più ristrette di quelle attuali equivarrebbe a rinunciare alla qualità creativa e produttiva? La questione è tanto più complicata se applicata a un processo produttivo complesso, come quello delle aziende calzaturiere, e la risposta sta probabilmente nel fatto che le stesse aziende si devono porre il problema di come riorganizzare il proprio processo creativo, coinvolgendo tutte le componenti della filiera, inclusi prototipisti e produttori di campionari.

Oggi si è semplicemente preteso di “fare le cose in meno tempo”, lasciando invariati gli altri fattori, ma questo modello ha di fatto rivelato come le aziende tradizionali non sappiano ancora coniugare creatività e velocità. Ridurre le tempistiche, invece, non significa necessariamente ridurre la qualità creativa/produttiva, ma impegnare il sistema a ottimizzare i tempi di coordinamento tra le diversi componenti della filiera.

La ricetta potrebbe essere quella di puntare su una strategia mista con collezioni meno ampie, ma più frequenti: da un nucleo di ricerca centrale possono così derivare più mini collezioni in-stagione. Questa modalità potrebbe portare diversi vantaggi strategici, tra cui la ricerca di una maggiore agilità di produzione e rapidità di risposta all’interno della filiera, la diminuzione del rischio di “produzioni al buio” e la riduzione dei “tempi morti” nei cicli produttivi a favore di una maggiore linearità del lavoro.

Il ripensamento delle tempistiche della moda e del numero e della modalità di presentazione delle collezioni è probabilmente appena iniziato, ma il dibattito è più che mai aperto. Il futuro probabilmente sarà fatto di strategie miste di sourcing.

Sonderman, Cietta, Pellegrini e Laetta
Sondermann, Cietta, Pellegrini and Laezza