chiara-cesaraccio-photo-stefano-casati-portrait4-1Viene da accarezzarle con attenzione le scarpe di Chiara Cesaraccio, come quando dal gioielliere assapori con cura la bellezza di un prezioso.

Il giovane e dinamico brand fondato dalla designer, con sede a Firenze, si caratterizza per il forte legame con la tradizione artigianale italiana, e per la qualità di un prodotto di alta moda interamente ideato e realizzato nell’area di Figline Valdarno (Firenze).

Materiali inimitabili e preziosi si legano alla tradizione orafa: una preziosa simbiosi che caratterizza l’anima e il cuore del brand. Un connubio da cui nascono pezzi unici, come la Collezione Atlantis, ispirata al mito di Atlantide, in cui è rappresentata la ricerca continua di tanti piccoli “mondi” scomparsi, dimenticati, oppure poco valorizzati: per esempio, il velluto terziopelo, prezioso tessuto a pelo triplo operato a fiorami, realizzato con un raro telaio a mano ancora esistente in Italia in grado di produrlo.

118-chiara-cesaraccio-atlantis-nocturne-photo-stefano-casati-320503I bottoni in filigrana d’oro che nella forma richiamano il seno della dea madre Tanit, emblema della femminilità. I ‘su kokku’, amuleti in filigrana d’argento 925 o oro frutto di una tradizione orafa pluricentenaria, che racchiudono un cuore di ossidiana nero o quarzo rosa. Tutti retaggi culturali di un’isola, la Sardegna, ritenuta da alcuni l’antica e perduta Atlantide.
A questo mondo si aggiungono materiali altrettanto preziosi come il vero pitone con squame dorate, il camoscio 100% Made in Italy e i tacchi rivestiti di foglia d’oro zecchino 24 carati.

Perché le scarpe?
“Capucci, un noto stilista, diceva: ‘Fai della bellezza il tuo costante ideale’. Bellezza intesa come armonia delle forme, come simmetria e proporzione fra le varie parti di un oggetto, quindi fra aspetti ed elementi diversi di una stessa realtà. È la bellezza la causa e lo scopo, l’alfa e l’omega, e nelle scarpe tutti questi elementi li ritrovo”.

Com’è nata la tua passione?
“Mio papà e la mia famiglia sono sempre stati molto legati all’arte e al mondo museale. Fin da piccola mi hanno avvicinata al mondo artistico. Quando ho visto un bando di concorso dello IED, ho provato e vinto la borsa di studio e ho deciso di trasferirmi da Verona a Firenze”.

Poi cosa è successo? 
“Ho iniziato a lavorare, mentre ancora studiavo, presso un’eccellenza toscana, cioè il pizzo di sughero del signor Lionello Villani. Lui mi ha messa in contatto con un’azienda del Texas, a Houston, per cui ho realizzato borse in pelle e sughero. Grazie a loro sono entrata in contatto con un’altra azienda italo-svizzera che è quella con cui collaboro tutt’ora, perché sponsorizza la mia collezione di scarpe: nel marzo del 2016 abbiamo esposto la mia prima collezione di calzature a Covent Garden, a Londra. Nel tempo ho collaborato con Gianni Chiarini, Valmoro e con uno studio di Milano che lavora per diversi brand tra cui Borbonese, Carpisa e Pininfarina”.

146-chiara-cesaraccio-atlantis-nocturne-photo-stefano-casati-320652chiara-cesaraccio-fashion-designer-atlantis-victoria-photo-stefano-casati-27377-2chiara-cesaraccio-fashion-designer-atlantis-jolie-photo-stefano-casati-17394

La fonte della tua creatività?
“Le esperienze che colleziono e la mia identità, composta da vari mondi: in particolare la Sardegna, una terra a cui sono molto legata, perché racchiude le mie origini. Qui ho imparato a conoscere e ad amare la tradizione di un popolo, che non è altro se non il racconto di quello stesso popolo attraverso abiti, materiali e gioielli. Una terra dai colori, profumi e storie in grado di agire come vera fonte di ispirazione”.

chiara-cesaraccio-fashion-designer-atlantis-jolie-photo-stefano-casati-16891Qual è la parte più difficile del lavoro?
“La parte più difficile è anche la più affascinante: la ricerca e i contatti con i fornitori. Ogni persona con cui collaboro è preziosa, perché arricchisce il mio sapere e la mia persona. Ho avuto modo di parlare con artigiani orafi che coniugano maestria e tradizione; di visitare concerie in cui toccare con mano l’eccellenza che il nostro paese riesce a produrre; mi sono confrontata con i formifici, dove l’anatomia del piede è studiata quanto in medicina, pur essendo ammirata come una scultura”.

La soddisfazione più grande?
“L’emozione più toccante è sicuramente il momento in cui vedi e tocchi il prodotto che hai progettato per la prima volta.  È una sensazione di felicità indescrivibile, perché vedi i tuoi disegni prendere forma concreta, la tua immaginazione diventare realtà, i tuoi sogni realizzarsi”.

Futuro?
“Stiamo cercando una partnership in Arabia e abbiamo contatti anche in Giappone e America del Nord”.

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